Valdano: «Oggi i calciatori finiscono dallo psicologo per quattro meme sui social»

A La Nacion: "Confondiamo il calcio con l'intrattenimento, ma calcio è sentimento e il cellulare è imbattibile. Persino il giornalismo ora cerca di essere divertente, come fosse facile"

Maradona Valano

Basta con questa litania del calcio-intrattenimento, dell’inseguimento ai giovani che magari non vogliono essere inseguiti. Jorge Valdano da calciatore campione del mondo è diventato con gli anni un filosofo del calcio, e in una lunga intervista a La Nacion parla anche di questo cortocircuito, cui non reggono nemmeno i giocatori stessi:

C’è qualche calciatore che va dallo psicologo per quattro meme. Allora non entrare in quel pasticcio. Se il calcio ha dimostrato qualche proprietà, è la sua capacità di adattarsi a qualsiasi media, il calcio cresce e mantiene il suo potere. Ma penso anche che stiamo confondendo il calcio con l’intrattenimento, e il calcio è un’emozione prima dell’intrattenimento. Perché se è intrattenimento, nel cellulare trovi un concorrente imbattibile. Là il calcio non può combattere, il calcio combatte dalla sua condizione di sentimento con cui giochiamo. E questo ci sta anche portando verso un giornalismo in cui è molto importante essere divertenti, come se essere divertenti fosse facile. Cioè, trasformare il calcio in un passatempo più o meno leggero, che potrebbe non essere male, ma senza dimenticare che si tratta di un territorio eminentemente emotivo. Penso che lo facciano perché temono che i giovani si allontanino, e a questo punto ho solo una prova: un giorno i giovani smetteranno di essere giovani. E quando smetteranno di essere giovani si ricorderanno di essere andati in campo mano nella mano con il padre, e si ricorderanno che la squadra del loro quartiere, e non sanno perché, risveglia in loro più cose che la squadra del quartiere dalla porta accanto. Perché si tratta di emozioni”.

Valdano sottolinea molto il ruolo immaturo dei calciatori di oggi:

“Tra le donne meno, ma tra gli uomini sembra che il calciatore non voglia calpestare il fango politico e le inclinazioni sessuali. Non parliamone, ma sembra incredibile che siano ancora incastrati nella loro pozzanghera”.

E parla del Mondiale in Qatar:

“Dico una cosa che spero venga ben interpretata: c’è una pretesa dell’Occidente di diventare la polizia culturale del mondo. Parliamo di un Paese popolato fino a poco tempo fa da nomadi, il Qatar, che all’improvviso trovano benzina, che si radunano a Doha, che è l’unica città veramente importante del Paese, che devono provenire da una cultura antica e vogliamo che dicano: loro e loro da un giorno all’altro perché siamo già a quel livello di evoluzione. Mi sembra che le conquiste sociali dell’Occidente siano costate lavoro e tempo, ecco perché non possiamo fingere che il mondo ci assomigli con uno schiocco di dita. Lasciamo che siano i popoli ad avere la propria evoluzione, cerchiamo di influenzare nel miglior modo possibile, ma non da una condanna permanente”.

Capitolo Maradona-Messi e i grandi campioni di oggi:

Maradona era un prodotto di strada, Leo era già un prodotto anfibio: metà strada a Rosario e metà accademia a Barcellona. Ma qui si tratta di geni indiscussi, sia Maradona che Leo. Haaland, Vlahovic o Mbappé sono giocatori più facili da definire, sono più lineari, sono sbilanciati dalla loro potenza… E non solo hanno un grande corpo, ma lo usano anche molto bene. In loro il corpo non è una geografia per la finta, ma una geografia per stabilire un vantaggio dopo lo schianto. Prima si scontrano e poi cercano la palla, ma c’è anche la saggezza lì e usano la loro”.

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