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Sartori: «L’Atalanta in questi anni ha sfruttato le mancanze altrui, ma sognare si deve»

La Gazzetta intervista il ds che ha portato in Europa il Chievo e l’Atalanta, ora al Bologna: «Mio padre adorava Pascutti. Mihajlovic un esempio, Ilicic piace a tutti»

Sartori: «L’Atalanta in questi anni ha sfruttato le mancanze altrui, ma sognare si deve»

Ha portato in Europa il Chievo e l’Atalanta, la sua nuova missione si chiama Bologna. Giovanni Sartori il nuovo direttore sportivo dei felsinei ha rilasciato un intervista alla Gazzetta dello Sport.

«Mi sono accorto dell’aspettativa alta: mi pesa un po’ più che in passato perché all’Atalanta mi venne chiesto di ripetere lo stesso percorso del Chievo mentre se qui mi viene chiesto di ripercorrere lo stesso tragitto dell’Atalanta, beh, è diverso per ora. L’Europa va nominata: poi strada facendo vedi come va e ti regoli. L’Atalanta in questi anni ha sfruttato le mancanze altrui, gli spazi vuoti lasciati da alcune grandi. Che oggi sono tornate. Ma sognare si deve. E’ sano. Coi piedi per terra sì, ma sognare fa bene…Saputo va di fretta? I cicli non sono mai nati in 4 mesi: vogliamo quel che vuole lui. Qui c’è grande entusiasmo e materia per fare bene. Intanto partiamo come si deve in Coppa Italia: lì non si deve sbagliare. Il Bologna di oggi è un po’ più forte dell’Atalanta in cui arrivai. E più giovane. Poi si vedrà…»»

Bologna nel destino per diversi motivi. Il primo, papà Camillo.

«Era tifoso del Bologna, adorava Pascutti, ogni volta che veniva a giocare a San Siro mi portava a vedere la sua squadra del cuore. Poi: nel 1979 il Milan vinse lo scudetto della stella al Meazza grazie a uno 0-0 coi rossoblù. Anche quel giorno vidi il Bologna… in tribuna: in panchina non ne andavano 12 come oggi, fu scelto Antonelli e io – in rosa nel Milan andai su. E ancora: mi raccontarono che sarei potuto venire a Bologna, ma Vincenzi arrivò al mio posto. Che attaccante ero? Pochi gol ma molto lavoro per gli altri».

Sul mercato.

«Arnautovic il cardine del nostro riavvio, dev’essere il trascinatore del nuovo Bologna, l’uomo in più, il punto di riferimento di tutti. Ilicic piace a tutti: il fatto che io l’abbia portato a Bergamo fa già capire quanto creda in lui. Diciamo che è un’idea per un giocatore che tutti vorrebbero. Abbiamo preso Lykogiannis. Trattiamo più giocatori, non faccio nomi. Orsolini oggi dico che resta, Hickey e Svanberg i candidati forti ad uscire. Theate vorremmo tenerlo».

Mihajlovic.

«Con Sinisa ci sentiamo due volte al giorno: la forza e i messaggi che trasmette sono di esempio, è sempre positivo, ha voglia di tornare, pensa sempre alla squadra e vuole che sia più competitiva. Io e lui dobbiamo scoprirci ancora e condividere la quotidianità. E lo faremo»

Lo chiamano il Cobra, ma come nasce?

«Da Ivone De Franceschi: diceva che nelle trattative non mollo nulla e porto allo sfinimento tutti. Fino al colpo di grazia».

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