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Non abbiamo salutato Cavani, ora dobbiamo disperarci per il mancato saluto a Mertens?

Per molti il dolore è antropologico più che calcistico. Clima favorito dalla mancanza di chiarezza di De Laurentiis (che ahinoi non è Arrivabene)

Non abbiamo salutato Cavani, ora dobbiamo disperarci per il mancato saluto a Mertens?
Edinson Cavani Napoli Roma 19/05/2013 Stadio Olimpico Football Calcio 2012/2013 Serie A Roma Vs Napoli Foto Andrea Staccioli Insidefoto

A meno di ripensamenti populistici (che con De Laurentiis sono sempre possibili, l’uomo subisce molto il fascino del popolo) Dries Mertens non è né sarà più un giocatore del Napoli. Passerà alla storia non solo come il calciatore che ha segnato più gol nella storia del club ma anche per il calciatore il cui addio ha provocato più capelli strappati. Siamo quasi ai livelli di disperazione per il mancato arrivo di Soriano (sì a Napoli è successo anche questo).

Abbiamo già scritto che esistono anche napoletani felici per il suo addio (siamo noi, e in redazione nemmeno tutti), persino napoletani che lo volevano fuori dal Napoli già tre anni fa (siamo sempre noi). Aggiungiamo che c’è un sospetto che ci assale: questo ronzio social non avrebbe avuto la stessa intensità se lui e sua moglie avessero chiamato l’amato figlio Ambrogio oppure solo Romeo o – chessò – Gilles il cui cuore cessò di battere proprio nella sua Lovanio. Non vale per tutti ma vale per molti. È un malessere di natura antropologica, non solo calcistica. Anche perché con l’addio di Mertens, unito al saluto di Insigne (cui il Canada sta facendo benissimo), svanisce finalmente il Napoli sarrita unica squadra riconosciuta dagli autoproclamati sindacalisti della città. Oggi, come dimostrato nella polemica di fine campionato, Mertens gode di un peso politico-ambientale decisamente sproporzionato rispetto alla capacitò di incidere in campo.

Di Mertens calciatore abbiamo già scritto, così come della bufala che abbiamo perso lo scudetto per il suo ridotto impiego. Ci preme qui ricordare che neanche Cavani abbiamo salutato. Ca-va-ni. 104 gol in tre anni. Non facciamo proiezioni su nove stagioni per non trascorrere il resto della giornata in lacrime. Andò via a 26 anni, non a 35. Quando tornò con la maglia del Psg in un’amichevole estiva, venne persino fischiato.

De Laurentiis non è immune da responsabilità. A nessuno nel Napoli è venuto in mente di imitare Arrivabene quando disse chiaro e tondo: “Dybala non rientra più nel nostro progetto”. Così si fa. Si traccia una strada. Si parla con chiarezza: chi vuole capire, capisca, gli altri si arrangino. Arrivabene non sarebbe andato a casa di Dybala a farsi fotografare con lui e il pargoletto. Arrivabene non avrebbe mai accolto un calciatore augurandogli che l’azzurro del mare e del cielo possa essere il colore identitario della sua anima e dei suoi piedi. È De Laurentiis che considera tifosi unicamente coloro i quali oggi giudicano l’addio di Mertens lesa napoletanità, che ossessivamente scrivono sui social A16 per ribadire che deve andarsene a Bari.

Ricordando che:

a) tenere Mertens alle condizioni di Mertens sarebbe costato al Napoli 7,4 milioni tra ingaggio lordo, premio alla firma e commissioni agli agenti.

b) Mertens fin qui ha ricevuto offerte dall’Indonesia, dal Messico, dall’Arabia, dal Belgio e dal Marsiglia.

Siamo certi che sia la mancata chiarezza del Napoli a favorire questo clima, a far sì che la percezione del malumore sia notevolmente sovradimensionata rispetto alla realtà. E che, giusto per dirne una, basterebbe anche lanciare la campagna abbonamenti (pur sapendo che non si abbonerà quasi nessuno) per incamminarsi sulla strada del buon senso. Insomma vogliamo dire che il Napoli ha come riferimento proprio coloro i quali che più contestano la gestione De Laurentiis, trascurando tutti gli altri. Non sappiamo se sia masochismo, di certo ci sembra una politica di marketing poco attenta.

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