ilNapolista

Monchi: «La pressione sui giovani calciatori crea dei mostri, il passo successivo è la frustrazione»

Il ds del Siviglia: «Oggi c’è un coinvolgimento eccessivo dei genitori. A 15 anni i ragazzi devono allenarsi, studiare e divertirsi con gli amici»

Monchi: «La pressione sui giovani calciatori crea dei mostri, il passo successivo è la frustrazione»

L’ex direttore sportivo della Roma, Monchi, oggi al Siviglia, ha rilasciato un’intervista dalla Grecia in cui parla dell’eccessiva pressione subita dai giocatori più giovani a partire dalle loro famiglie.

“C’è una pressione familiare affinché i ragazzi diventino calciatori che a volte non aiutano. Ricordo che mio padre veniva a vedermi giocare a calcio una partita, punto. Non diceva niente. Adesso vedo un coinvolgimento eccessivo, che in alcuni casi va bene ma in altri non aiuta. Il ragazzo di 15 anni deve allenarsi, studiare e divertirsi con i suoi amici. In caso contrario, creiamo mostri ossessionati e il passo successivo è la frustrazione”.

Le pressioni, a Siviglia, sono numerose.

“La gente vuole continuare ad avere la felicità che deriva da un titolo. Ed è per questo che il mondo finisce quando il Siviglia perde una partita. Questo è quello che succede alle grandi squadre, Madrid e Barcellona. Il Siviglia è a quel livello e nell’élite il livello della domanda è molto alto. Dobbiamo conviverciSono molto attivo in rete, uso molto i social e vedo che c’è una maggioranza che si fida ma c’è anche gente che vuole di più, perché il club è cresciuto molto finanziariamente. Ma cerco di controllare ciò che posso controllare e di concentrare i miei sforzi dove posso produrre qualcosa di positivo per la squadra, che è il mio lavoro”.

Parla della sua attività e della sua squadra:

Ci sono molti modi per guidare un gruppo, il mio è quello di creare più leader, non seguaci. Io sono il capo, ho 150 persone che mi riferiscono, ma sanno esattamente come sono. Non devo quasi mai usare il potere del capo perché mi capiscono. Sono esigente. Ho comunicato ai miei collaboratori più vicinia che devono prendere decisioni. Sono un difensore della teoria dell’errore, ho sbagliato molto e da ogni errore ho imparato. Ho sempre inteso la mia crescita come qualcosa che la vita mi ha dato e di cui devo essere grato. Ma sono ancora Monchi, non devo essere diverso. Se fossi cambiato, le cose non sarebbero andate bene per me”.

ilnapolista © riproduzione riservata