Al Guardian: “Anche io una volta ho mandato a fanculo mio padre in tribuna, solo che lui dopo la partita me l’ha fatto rimangiare…”
“Ogni volta che guardo Nick e fa qualche follia, penso: ‘l’ho fatto anche io? Sono stato così pazzo?'”. John McEnroe si riconosce, in parte, nello squilibrio emozionale dell’australiano. La scena madre è quella della finale di Wimbledon, quando sul 4-4 del terzo set contro Djokovic avanti 40-0 si fa rimontare e perde gioco e set: urla qualsiasi cosa al suo box, ai suoi cari colpevoli di essersi rilassati… Ne parla al Guardian, ma lo stacco generazione è netto.
“Per quanto riguarda me, io non volevo essere cazziato, non mi piaceva essere fischiato, io volevo che le persone mi applaudissero. Mi ha fatto ricordare però, una volta che mio padre era tra la folla, applaudendo e dicendo: “Puoi farlo figliolo, puoi farlo!”. Ricordo di aver detto sottovoce: ‘Vaffanculo, chi diavolo sei, seduto sul tuo culo a dirmi cosa fare’. Subito dopo la partita è venuto da me e mi fa ‘mi hai detto vaffanculo? A me?’. E io: ‘no, no, c’era qualche idiota sopra di te’…”.
“Per la maggior parte delle volte quando perdevo la calma, poi ero in grado di ritrovare la concentrazione abbastanza rapidamente. Questo è ciò che in realtà infastidiva i giocatori. Con Nick, è difficile dirlo in questo momento. A volte non sembra che ci provi. Semplicemente non sai cosa aspettarti, un tipo di cosa che lo rende divertente da guardare, in un modo simile a un disastro ferroviario. È come guardare un incidente d’auto“.
Ma McEnroe gli concede l’onore delle armi, in fatto di follie:
“Non avrei mai avuto le palle per provare i colpi tra le gambe e tutte le altre cose pazze che fa. Stavo facendo il commento guardandolo giocare e stavo letteralmente ridendo. Dicevo ‘non posso credere che ci stia provando in una finale di Wimbledon’. È fantastico. Era un tennis di altissimo livello. Ha mostrato di cosa è capace e spero che continui a impegnarsi in questo”.