Carnevali: «Casini ha idee giuste, ma in Serie A occorre mettere fine ai piccoli potentati»

Al CorSport: «Marotta è stato il mio maestro. Quando mi chiamarono gli Squinzi non sapevo neanche dove fosse, Sassuolo, all’inizio presi tempo».

carnevali e De Laurentiis

Mg Reggio Emilia 23/08/2015 - campionato di calcio serie A / Sassuolo-Napoli / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Aurelio De Laurentiis-Giovanni Carnevali

Il Corriere dello Sport intervista l’amministratore delegato del Sassuolo, Giovanni Carnevali. Racconta quanto sia stato determinante, nella sua carriera, l’incontro con Beppe Marotta, nel 1986, quando era al Monza.

«Ero riuscito a vendere tutti i giocatori della Milanese tranne uno. Due al Milan, uno all’Inter e così via. Beppe ne aveva presi un paio, io gli segnalai che il più forte era proprio l’invenduto. Fui talmente persuasivo da convincerlo ad accollarsi anche quello. Curiosamente l’unico finito in serie A, Fabio Cinetti. Cinque presenze all’Inter, poi Torino, Chievo eccetera…».

Continua:

«Marotta è stato il mio maestro, già a fine anni 80 aveva una visione che non era limitata al campo e al mercato».

Crescere accanto a lui, dice, «è stato molto formativo». Arrivò al Sassuolo dopo aver fondato il Master Group Sport.

«Fui contattato dalla signora Squinzi, Adriana, che mi propose il Sassuolo. Non sapevo neanche dove fosse, Sassuolo, e all’inizio presi tempo. Quando si presentò il patron non seppi dirgli di no, era impossibile negarsi a Squinzi. Il giorno che entrai in sede mi resi conto che c’era tutto da fare».

Al centro della politica di mercato del club ci sono i giovani.

«La linea dei giovani italiani era e resta centrale, Squinzi sognava di portare i suoi giocatori in Nazionale. Purtroppo è mancato nel 2019 e non ha avuto la possibilità di veder realizzato il sogno… Il Sassuolo oggi è un modello di calcio sostenibile, qualcuno ci considera un’anomalia del sistema».

È un modello difficilmente adattabile a un club di prima fascia.

«Ne sei proprio convinto? Io no. È chiaro che a Sassuolo ci sono le condizioni ideali per far giocare, sbagliare anche e maturare i giovani, ma allo sviluppo del talento noi abbiniamo da sempre l’obbligo della competitività».

Su Scamacca:

«Lui è il presente e il futuro dell’Italia, un attaccante completo, è molto migliorato nell’ultimo anno, ha potenzialità ancora inespresse. Possiede struttura fisica, tecnica, deve imparare a giocare di più con i compagni. E ha un tiro straordinario, quando lo calcia lui il pallone ha un suono diverso. Inoltre è un ragazzo eccezionale, bravissimo. Tutte le storie sul padre e il nonno appartengono a una letteratura che non lo riguarda».

Parla della Lega Serie A.

«E’ giunto il momento di svoltare, troppe opportunità non sono state sfruttate, troppi e troppo gravi gli errori commessi. Il nuovo presidente Casini ha idee giuste, ma il punto di partenza deve essere un nuovo atteggiamento dell’assemblea, la fine dei piccoli potentati. L’ideale sarebbe un management operativo, libero di prendere decisioni in autonomia».

 

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