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Cahill: «Credo che Siner mi abbia scelto per non avere rimpianti in futuro. Ha la mentalità di Hewitt»

Al CorSera: «Martedì ha capito di poter giocare alla pari con l’ex n.1 del mondo. Non è poco. Imparerà a dosare le energie».

Cahill: «Credo che Siner mi abbia scelto per non avere rimpianti in futuro. Ha la mentalità di Hewitt»
2022 Londra (Inghilterra) - Wimbledon / foto Imago/Image Sport nella foto: Jannik Sinner ONLY ITALY

Il Corriere della Sera intervista il supercoach di Jannik Sinner, Darren Cahill. Affiancherà Simone Vagnozzi. Ha già assistito Hewitt, Agassi e la rumena Halep portandoli al top.

«Il periodo di prova di Wimbledon è stato molto positivo: conoscevo Jannik come giocatore ma non come persona. Mi ha impressionato. È umile, spiritoso, ben educato e pieno di passione per il tennis. Queste sono le doti umane più importanti per me. Poi viene l’atleta, le cui qualità sono sotto gli occhi di tutti».

Sinner ha perso contro uno straordinario Djokovic, ma gli spunti sono solo positivi.

«Martedì Jannik ha capito di poter giocare alla pari con l’ex n.1 del mondo. Non è un’informazione da poco. Ha capito che una partita con i top player è fatta di fasi e che dovrà alzare l’intensità del suo tennis insieme al livello, come ha fatto Novak dal terzo set in poi. Jannik, invece, è rimasto allo stesso livello dei primi due. L’ho visto stanco, alla fine: cinque set sull’erba sono brutali. Avrebbe dovuto dosare meglio le energie per non finire in riserva. Imparerà in fretta».

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«Con Novak ha perso senza mai smettere di provarci, essere creativo. Non può essere triste, proprio no. Con un 3% di maturità in più, già cambia tutto. È una spugna: impara da ogni palla. Ma è già eccezionale».

Cahill paragona Jannik a Hewitt.

«Come mentalità mi ricorda Hewitt: ha la stessa scintilla negli occhi, che non si vede spesso nel circuito. Jannik è una tigre in gabbia, aspetta solo di essere liberata in campo».

Sinner le ha detto perché l’ha scelta?

«A dire il vero no. Credo l’abbia fatto per non avere rimpianti in futuro. Oggigiorno avere due coach non è inusuale. Sono felice e onorato che mi abbia chiamato».

La sua migliore qualità?

«La fiducia. La convinzione di poter arrivare al vertice di questo sport. Non è qualcosa che si impara: ci nasci. Forse gli deriva anche dal suo passato di sciatore».

 

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