Dotto sul CorSport. A leggere i giornali sembra un orfano abbandonato, che nessuno vuole. La Roma non lo considera incedibile, ma non è assenza di cuore.

Sul Corriere dello Sport, Giancarlo Dotto si sofferma sulla questione Zaniolo, quella che definisce “una strana e forse triste storia nel mondo Roma”.
“A leggere i giornali, ad ascoltare gli esperti di mercato, centinaia, di un mercato che quasi non esiste (una nuova professione?), magnifici zufolatori del nulla, Zaniolo sembra un orfano lasciato sui gradini di una chiesa sconsacrata da una madre snaturata“.
Sembra che nessuno lo voglia davvero, a cominciare dalla Roma. Ma cosa c’è di vero?
“C’è come un sospetto, un’obiezione che pende sulla testa di questo ragazzo, il cui talento indiscutibile si accoppierebbe a una testa invece discutibile, che si aggiungerebbe alle remore già forti sulla sua storia di ginocchia infrante. Zaniolo rischia di replicare il caso Balotelli, un talento ucciso da se stesso, prima ancora che dalle maldicenze?”.
Ma davvero la Roma vuole liberarsi di Nicolò e Mourinho lo tollera a stento? Non è che, piuttosto, non si tratta di una storia “strana” ma di una storia “maledettamente normale e banale”? Si chiede Dotto. E conclude: è vero che la Roma non considera Zaniolo incedibile, ma non si tratta di crudeltà o assenza di cuore.
“La Roma non ha cuore? La Roma è malvagia? Può darsi. Ma non si nasconde. Non racconta frottole, non diffonde manfrine. Soprattutto, non va a destra e manca a proporre il ragazzo”.
“Il calcio come industria si salverà solo sgonfiando la bolla che abbiamo scambiato per pallone”.
Al momento, per Zaniolo non ci sono offerte serie, neanche un sondaggio. L’ipotesi più probabile è che resti e che si debba poi procedere ad un rinnovo che sembra molto complesso già da adesso.
“La Roma e Zaniolo non si strapperanno i capelli né faranno festa nell’una e nell’altra ipotesi, se resteranno insieme o si diranno addio. Sorprende piuttosto, ma fino a un certo punto, la sostanziale rassegnazione del popolo romanista verso l’ipotesi di perdere colui più volte insinuato come l’erede di Francesco Totti, coccolato nella disgrazia e amatissimo nelle imprese, l’ultima quella di Tirana. Il più smodato nel festeggiare e nel cantare la coppa. Come se il serbatoio sentimentale del popolo romanista fosse svuotato dall’imponente amore per José Mourinho. Non ce n’è per nessuno. O, anche qui più banalmente, hanno dovuto adattarsi al nuovo mondo. Senza nemmeno farci troppo caso”.