Miccoli: «Quando sei al top ti senti invincibile, invece sei umano. 12 anni fa ho fatto un grosso errore…»
La lettera dopo la scarcerazione. «Mi sentivo e sono lontano da quel mondo. Sono stato sempre troppo disponibile con tutti. Chi viveva a Palermo in quegli anni.. sa»

Db Auronzo di Cadore (Bl) 23/07/2021 - amichevole / Lazio-Triestina / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Fabrizio Miccoli
«Dodici anni fa ho fatto un grosso errore. Uno di quegli errori che ti cambiano la vita. Avevo tutto. Ero il capitano del Palermo, facevo il lavoro che avevo sempre sognato di fare fin da bambino e la gente di Palermo mi faceva sentire a casa…»
Inizia così la lettera che Fabrizio Miccoli ha pubblicato sul suo profilo Instagram. È di qualche settimana fa la notizia della sua scarcerazione: era detenuto a Rovigo per estorsione aggravata dal metodo mafioso, una vicenda di oltre dieci anni fa: venne condannato per aver commissionato a Mauro Lauricella, figlio del boss della Kalsa Antonino “u scintilluni” il compito di recuperare 12 mila euro da Andrea Graffagnini, che all’epoca era il titolare della discoteca “Paparazzi” di Isola delle Femmine. Ora gli è stato concesso l’affidamento in prova. Emersero anche frasi ingiuriose pronunciate da Miccoli verso Giovanni Falcone.
«In questi dodici lunghissimi anni ho sempre preferito il silenzio. Ho letto di tutto ma non ho mai replicato. Quando sei un calciatore in Serie A hai tante attenzioni. Tante persone vogliono un pezzo di te. Tanti ti conoscono ma tu non conosci nessuno. Non sai di chi ti puoi fidare. In realtà ho fatto più di un errore. Il primo grosso errore è stato quello di essere sempre disponibile con tutti. Chi viveva a Palermo in quegli anni.. sa. Il secondo errore è stato quello di usare delle parole sbagliate, parole che non pensavo e mai penserò. Spesso quando sei al top ti senti invincibile.. invece sei solo umano. Ho chiesto scusa tempo fa per quelle parole e lo faccio nuovamente»
Continua.
«L’anno scorso è arrivata la sentenza. Sentenza che non ho condiviso perché mi sentivo lontano e sono lontano da quel mondo, ma sentenza che ho rispettato presentandomi spontaneamente il giorno seguente in un carcere di massima sicurezza, sempre per scelta mia, per scontare la mia pena. Un giorno lì dentro sembra infinto, 6/7 mesi.. un eternità. La pena più grande l’ho scontata in questi 12 anni, ogni giorno, nel vedermi accostato ad un qualcosa che non sono e che non mi appartiene»
La libertà.
«Qualche settimana fa sono tornato in libertà. Non chiedo di essere capito, non chiedo che venga dimenticato ciò che è successo. Non è questo che voglio ottenere con questa lettera. Voglio solo, dopo 12 lunghi anni, chiarire la mia posizione, dire la mia anziché farla dire ad altri. Ci tengo a ringraziare i miei due avvocati Antonio Savoia (foro di Lecce) e Giulia Solenni (foro di Verona). Voglio ringraziare i miei tifosi che in questi anni non hanno chiesto spiegazioni, mi hanno supportato e mostrato un amore e un affetto che mai avrei pensato. Ringrazio le tante persone che mi hanno aiutato su tutti Pierpaolo Mengoli e Giovanni Fasano con le rispettive famiglie per tutto il supporto dato. Ma soprattutto ci tengo a ringraziare a mia famiglia, mia moglie Flaviana ed i miei figli Swami e Diego per esserci sempre. Stare lontano da loro è stato tremendo. Come in campo.. dopo una sconfitta non puoi rigiocare la partita appena persa, ma puoi allenarti e cercare di fare meglio nella prossima partita. Ho quasi 43 anni e spero di avere ancora tante ‘partite’ per recuperare e mostrare il vero Fabrizio Miccoli»
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