L’Ifab contro gli allenatori: «Tengono in campo i giocatori con commozione cerebrale, non c’è protocollo che tenga»
Ma gli esperti chiedono l'introduzione di cambi a tempo, per salvaguardare la salute dei giocatori e indurre i tecnici a toglierli dal campo

I calciatori con gravi traumi alla testa sono “condannati”, per ora, a restare in campo e rischiare. Perché sono al centro di una polemica tra attivisti e Ifab sulla regola che in teoria dovrebbe salvaguardarne la salute. L’organo che regolamenta il calcio mondiale, infatti, incolpa medici e allenatori di “resistere”, di tenere in campo i giocatori anche in condizioni potenzialmente pericolose: hanno la possibilità di sostituirli, lo facciano. Invece è proprio il cambio “permanente” a frenarli: se il giocatore non dà segni immediati di lesioni perché cambiarlo?
Il problema è che per gli esperti i sintomi possono rivelarsi anche mezzora dopo il trauma. E chiedono che venga introdotto una sorta di sostituzione a tempo, almeno in questi casi.
L’International Football Association Board ha annunciato le sostituzioni permanenti per commozione cerebrale sarebbero stati prorogati per un altro anno, fino al 2023, affermando anche “che la mancanza di un’azione coerente da parte dei club, unita alle difficoltà di ottenere informazioni mediche non garantisce la raccolta di dati sufficienti per prendere una decisione scientificamente valida”. Insomma si va avanti come se s’è sempre fatto.
L’amministratore delegato di Ifab, Lukas Brud, dice: “Se non togli un giocatore infortunato, nessun protocollo ti aiuterà. Se hai un sostituto permanente e non lo usi, è un problema. Abbiamo situazioni in cui la commozione cerebrale non è solo sospetta ma evidente ed è chiara: devi sostituirli. Dobbiamo lavorare con tutti i corpi nello sport per aumentare la consapevolezza e la consapevolezza ridurrà l’esitazione”.