Leonardo torna sul gol preso dal Psg col Madrid: «Se passi sempre il pallone davanti alla tua porta…»

A L'Equipe «Non mi hanno detto che una delle condizioni poste da Mbappé fosse il mio addio. Quando sono arrivato, era un'impresa convincere i calciatori a venire al Psg»

Al Kelaifi con Messi e Leonardo Psg rinnovo

Parigi (Francia) 11/08/2021 - conferenza stampa presentazione Lionel Messi/Image Sport nella foto: Lionel Messi-Nasser Al Khelaifi-Leonardo

Alla fine Leonardo ha parlato. Ha parlato tantissimo. Il suo addio al Psg, legato (ma lui nega) alla conferma di Mbappé (le tempistiche sono quantomeno sospette) è l’argomento di una biblica intervista a L’Equipe. Nella quale l’ex direttore sportivo del club più nababbo del mondo ha usa il solito savoir faire per spiegare le cose. “Per una volta non voglio parlare del club, voglio parlare di me e del mio rapporto con il club”, dice.

“Trovo sempre un po’ patetico dire ‘grazie mille, arrivederci…’. Non era importante fare un comunicato stampa. Il mio rapporto con il PSG è sempre stato legato a un’emozione troppo forte. Quando c’è una sconfitta importante come quella con il Real Madrid, in Champions League, suscita sempre un’enorme emozione…”. Quello è il momento in cui è finita, anche se lo lascia solo intendere.

Non ti è stato detto che la tua partenza era una condizione per la sua proroga di Mbappé?

“No, non mi è stato detto. Non credo che le due cose siano legate. Ma non voglio entrare in quella roba. E il fatto di aver tenuto un giocatore di questo livello, francese e parigino, è importante per PSG e la Ligue1. Giudicare una decisione è più facile che prendere una decisione. Essere in una posizione decisionale non è facile. È un posto solitario”.

Ma Leonardo voleva restare:

“Sì. Questo, sì. Ma capisco che queste sono cose che accadono. Ci sono situazioni inaspettate che si verificano, così è. Sono molto pragmatico. Tre anni nel calcio oggi sono tantissimi. Vado via con zero amarezza! Onestamente, zero! Questo non è il giorno per sfogarsi. È per ringraziare il Qatar e Parigi per avermi dato questa opportunità. E non lo faccio per demagogia”.

Parla della rimonta traumatica subita dal Real:

“Questo è un argomento su cui dobbiamo riflettere, tra l’altro: perché accadono così tante rimonte? Penso che sia collegato a due cose. Oggi hai così tante cose intorno al calcio, così tante cose nella tua testa, che non è facile mantenere la concentrazione per più di novanta minuti. Un giocatore oggi rappresenta tanti aspetti, c’è un business dietro di loro, grandi poste in gioco. Quando ero giocatore il contesto era meno pesante, oggi è difficile. Il secondo elemento sono i nuovi modi di giocare. Non è possibile passare sempre la palla davanti alla tua porta senza rischi. E quando subisci un gol del genere, perseveri…”.

Leonardo si è battuto contro i social. Una battaglia persa:

“Penso di sì, persa. Fa parte della vita delle persone, non si torna indietro. Presto avremo giocatori che non hanno mai vissuto senza. E non sono solo i giocatori, tutti”.

Leonardo si rende conto di aver portato a termine l’unico trasferimento di Messi nella sua carriera…

“Messi, non c’è niente di più. Cronologicamente c’è Pelé, Maradona, Messi. È nell’Olimpo. Quindi, quando faccio il punto sui miei tre anni, vedo una finale di Champions, una semifinale, il decimo scudetto, sette trofei nazionali e aggiungo Messi”.

Come è cambiato il Psg in undici anni?

“È il modo in cui la gente guarda al club che è cambiato. Prima, convincere i giocatori era un’impresa. Ora c’è la coda. Ci sono due momenti molto significativi per me, anche se non mi piace separare gli eventi. Il primo è l’ingaggio, nella stessa giornata, di Verratti e Ibrahimovic (nel 2012). Non a caso sono arrivati ​​contemporaneamente il giovane italiano e una stella del calcio mondiale. Il secondo è Messi (la scorsa estate)”.

Ti piace essere giudicato?

“È per questa pressione che fai questo lavoro. Se lo togli, nessuno ci andrà! Senza adrenalina, è difficile. Ho conosciuto volte in cui ce n’erano di meno e, onestamente, ti manca. Mi piace questa frenesia, ta-ta-ta-ta, quando non si ferma”.

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