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Di Francisca: «Un amore mi stava portando alla distruzione. Minacce, insulti, mi salvò uno schiaffone»

«Quando sento di femminicidi, donne picchiate, ho una reazione. Il guaio è che non tutte conoscono il proprio valore. Non ho invitato Vezzali alla festa, pensi allo sport italiano»

Di Francisca: «Un amore mi stava portando alla distruzione. Minacce, insulti, mi salvò uno schiaffone»
Rio de Janeiro (Brasile) 10/08/2016 - scherma / Olimpiadi Rio de Janeiro 2016 / foto Insidefoto/Image Sport nella foto: Elisa di Francisca ONLY ITALY

Il Corriere della Sera intervista la campionessa di scherma Elisa Di Francisca, 7 ori mondiali, due alle Olimpiadi  di Londra 2012, argento ai Giochi di Rio del 2014. Ha deciso di lasciare lo sport, per stasera ha organizzato una festa a Jesi. E racconta il suo passato autodistruttivo.

Di cosa va più fiera?

«Della donna che sono diventata. Dei miei cambiamenti. Della rivoluzione copernicana che ho messo in atto. Trascinata da cattive amicizie, sarei potuta andare verso l’oblio, la crisi, l’autodistruzione. Tra le tante sliding doors della vita avrei potuto prendere quella sbagliata: ho rischiato di farlo, a 18 anni, con un amore violento e abusivo».

Racconta come ne è uscita.

«Imparando ad amarmi. Insulti, bestemmie, minacce e, alla fine, uno schiaffone che mi ha aiutato a svegliarmi. La società, il sentire comune, i film, la leggenda dell’amore romantico, persino le pubblicità congiurano contro noi donne. E se non hai gli strumenti, o se non ci sbatti il muso come è capitato a me, non lo capisci. L’amore, quello vero, andrebbe introdotto alle elementari, come materia della scuola dell’obbligo. Ogni volta che sento parlare di femminicidi, donne picchiate o uccise, ho una reazione. D’istinto. Il problema è nostro, di noi donne. Cosa ci manca? Nulla. Una donna può essere manager, astronauta, scienziata, sindaco, amministratore delegato, capo di Stato, pugile, soldato. Il guaio è che non tutte conoscono il proprio valore».

Le chiedono dei rapporti con Valentina Vezzali. In carriera non sono mai andate d’accordo.

«Per le norme anti-pandemia, non potremmo mai salire in ascensore insieme! Farei passare lei, che come sottosegretario allo Sport è più importante e va sempre di fretta, e aspetterei quello successivo…»

Alla festa non l’ha invitata, spiega in un’altra intervista rilasciata a La Repubblica:

«Non l’ho invitata. Meglio che non perda tempo, pensi a lavorare per lo sport italiano e a fare in modo che istruzione e attività fisica non siano nemiche. Il lunedì m’interrogavano apposta quando ero di rientro dai tornei. Come ho risolto? Non andando a scuola quel giorno».

 

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