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Contro l’elogio del portiere che gioca coi piedi. Vincono le squadre con portieri che parano

Una garbata ma ferma opposizione alle parole di Spalletti. Dal Real Madrid al Milan, i fatti hanno detto il contrario. Senza dimenticare le parole di Barthez

Contro l’elogio del portiere che gioca coi piedi. Vincono le squadre con portieri che parano
Mg Parigi (Francia) 28/05/2022 - finale Champions League / Liverpool-Real Madrid / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Thibaut Courtois

Al di là della contrapposizione Spalletti-De Laurentiis, di cui abbiamo abbondantemente scritto, c’è un altro aspetto delle dichiarazioni del tecnico toscano su cui non è possibile sorvolare. E cioè le sue parole sul ruolo dei portieri. Parole che a noi sono sembrate eccessive, ma in questa sede non vogliamo giocare a interpretare gli eventuali secondi fini delle sue dichiarazioni. Vogliamo brevemente e garbatamente marcare il fermo dissenso nei confronti dello Spalletti-pensiero sui portieri. Pensiero peraltro non nuovo.

A Sky Spalletti ha detto:

«L’uscita dal basso con il portiere è il futuro del calcio. Dire il contrario è un messaggio sbagliato trasmesso ai giovani. In futuro il portiere andrà a giocare anche fuori dalla lunetta dell’area di rigore. Nessun tecnico vuole un portiere che non sappia giocare con i piedi. Per un gol subito da un errore con i piedi del portiere ne segni dieci perché cominci bene l’azione».

Mentre nell’ormai celebre articolo di Giancarlo Dotto – che abbiamo mandato a memoria come l’Infinito di Leopardi “Sempre caro mi fu quest’ermo colle…” – non c’è accenno ai portieri.

Il Real Madrid

Tornando a bomba, ci preme ricordare alcuni passaggi salienti della stagione appena terminata. Innanzitutto la Champions League. Vinta da una delle poche squadre – il Real Madrid – che ha un allenatore con una visione che possiamo definire arcaica o tradizionale del ruolo del portiere. Ossia che il portiere sta lì per parare e viene pagato per questo. Nel suo percorso verso la finale, il Real Madrid si è imbattuto due volte in portieri avversari che hanno regalato due gol ai blancos favorendo le loro rimonte. Il primo caso è il più eclatante della stagione e solo il diretto protagonista – Donnarumma – non lo ricorda o fa finta di non ricordare. Lì è girata Real Madrid-Psg. Non solo. Nei quarti di finale, a Londra, il portiere del Chelsea Mendy ha regalato a Benzema il terzo gol della serata. Rete risultata decisiva nel risultato complessivo. Aggiungiamo che, in occasione della finale contro il Liverpool, in tanti hanno sottolineato le parate di Courtois (spacciandole per culo, gravissimo errore oltre che atto di profonda disonestà intellettuale), quasi nessuno che le sue parate sono state una logica conseguenza della scelta dell’allenatore. Allenatore che con i fatti confuta la frase di Spalletti: “Nessun tecnico vuole un portiere che non sappia giocare con i piedi”. E la squadra a fine stagione ha pure alzato una coppetta niente male.

La lotta scudetto

Ma proseguiamo. Analizziamo la lotta scudetto in Serie A. Sarà un caso ma delle tre squadre – Inter, Milan e Napoli – ha vinto quella col portiere che nei momenti decisivi ha sfoderato le parate migliori. Parate, non ripartenze dal basso. A Milano tutti ricordano la parata di Maignan contro la Fiorentina e la considerano fondamentale per la vittoria finale. Così come hanno segnato su rilancio del portiere. Sarà un caso – ma noi non lo crediamo – eppure il Milan è l’unica delle tre che non ha subito gol per erroracci nella costruzione dal basso. Il Milan non ha avuto Radu che a Bologna ha subito un gol che nemmeno nei tornei scolastici né tantomeno Meret il cui errore non è stato decisivo (lo scudetto fu perso contro la Fiorentina) ma che è rimasto una delle immagini chiave della stagione del Napoli.

E siamo a due. Purtroppo tanti casi li abbiamo dimenticati. Ma non possiamo non citare la finale di FA Cup tra Manchester City e Liverpool in cui sull’1-0 per la squadra di Klopp il portiere del City Steffen si è fatto segnare come nemmeno ai giardinetti. Ha cincischiato su un innocuo retropassaggio e Mané ha segnato col più semplice dei tackle in scivolata.

Lo studio di Benitez e le parole di Barthez

Gli esempi sarebbero tantissimi. Spalletti ci perdonerà, gli riconosciamo tanti meriti (lo abbiamo scritto e lo scriveremo all’infinito) ma è tutta da dimostrare la frase «per un gol subito da un errore con i piedi del portiere ne segni dieci perché cominci bene l’azione». Sarebbe bello aprire un osservatorio. Sappiamo che privatamente lo sta facendo Rafa Benitez col suo staff e il tecnico spagnolo ha più volte dichiarato che i risultati sorprendenti in senso negativo per i fautori del calcio contemporaneo. Aggiungiamo qui le parole di Christophe Lollichon, ex allenatore dei portieri del Chelsea, e soprattutto di Barthez non proprio l’ultimo arrivato in fatto di portieri: «Hanno rovinato i portieri. Sono tutti uguali, giganti, con la fissazione di giocare con i piedi».

Ahinoi ha ragione Spalletti quando dice che il futuro sarà questo. Non c’è scuola calcio in cui non si insegni a giocare così. Dissentiamo però dalla frase “L’uscita dal basso con il portiere è il futuro del calcio. Dire il contrario è un messaggio sbagliato trasmesso ai giovani”. In fin dei conti un rilancio lungo non è ancora qualcosa ritenuto socialmente pericoloso.

Non sappiamo perché il tecnico toscano abbia calcato in maniera così eccessiva l’accento su questa fase del gioco e sul ruolo dei portieri. Però è a nostro avviso corretto far notare che ci sono ancora alcuni resistenti, che si può usare anche il buon senso e quindi distinguere tra le azioni in cui si può costruire dal basso e quelle in cui è preferibile un lancio lungo. Ricordiamo un’altra cosa: nel famoso studio, inseriremmo i gol realizzati direttamente dal lancio del portiere. Non sono così pochi.

Sappiamo che la nostra è una posizione destinata a soccombere. Sappiamo che anche che dopo Spalletti (che ci auguriamo resti a Napoli il più a lungo possibile: è un signor allenatore) arriverà in città un tecnico con le stesse idee sul portiere. Siamo rassegnati a questo. Ma non siamo rassegnati a rivendicare che il compito principale del portiere è quello di parare. Preferibilmente con le mani.

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