Sconcerti: «Guardiola deve sputtanare il suo calcio, togliergli sacralità»
A Tmw Radio. «Pretende che nessuno esca dalle righe. La forza di Ancelotti è proprio non avere linee già tirate»

Madrid (Spagna) 04/05/2022 - Champions League / Real Madrid-Manchester City / foto Imago/Image Sport nella foto: Josep Guardiola ONLY ITALY
A Maracanà, Tmw Radio, è intervenuto il noto editorialista del Corriere della Sera Mario Sconcerti. Le sue dichiarazioni.
Sugli allenatori e il dibattito scaturito da Real-City.
«Viviamo fortemente il presente e non abbiamo una visione storica del calcio, è una continua celebrazione o un continuo processo, non c’è memoria storica. Abbiamo un pregiudizio sugli allenatori: giudichiamo la bravura degli allenatori solo in base alle cose che hanno vinto. Ancelotti è un allenatore eccezionale a priori. Ma pensiamo ad Allegri: ha vinto più scudetti di tutti in Italia, forse in Europa, e la Juve ne aveva già vinti tre, confermarsi era difficile, nonostante ciò oggi come oggi è uno degli allenatori più impopolari d’Italia. Memoria corta»
Cosa dovrebbe cambiare Guardiola dopo un’altra eliminazione?
«Guardiola è una grande personalità, forse la più grande che il calcio abbia avuto negli ultimi cinquant’anni. Non mi meraviglierei se diventasse un Capo di Stato. Però ha bisogno di sputtanare il suo calcio, di togliergli sacralità, di portarlo sulla terra, di viverlo. Invece pretende che tutto avvenga sempre come se fosse una lezione universitaria, che nessuno esca dalle righe. La forza di Ancelotti è che non ha linee già tirate: è l’anti-Guardiola per eccellenza perché non parla col pallone ma coi giocatori. Perché si fa amare dagli calciatori. I calciatori allenati sia da Guardiola che da Ancelotti dicono che Guardiola parla sempre di calcio (e i giocatori non hanno una capacità di concentrazione altissima, sono ragazzi), Ancelotti parla agli uomini, si prende cura dei giocatori, li fa sentire importanti. Guardiola deve umanizzarsi»
Sull’Eintracht Francoforte in finale di Europa League.
«Io credo che il calcio tedesco abbia una capacità incredibile di programmare. Pensate che i club tedeschi difficilmente hanno fatto grandissimi investimenti di mercato: calciatori come Cruijff, Maradona, Ronaldo, Messi non hanno mai giocato in Germania. Ci sono club molto ricchi ma investono in infrastrutture per aumentare i patrimoni della società. Il loro mercato con riferimento ai calciatori è un mercato di slavi, cechi, polacchi, turchi. I grandi giocatori se li vanno a inventare. È un mercato povero che cerca di inseguire in maniera programmata la grande ricchezza inglese»