Sacchi: «Presi Ancelotti al Milan con le ginocchia rovinate. A me interessava la sua testa»

"Chiamai Berlusconi all'una e mezza di notte. Gli dissi 'Se mi prende Ancelotti vinciamo il campionato'. Lui stette zitto un secondo, e poi 'agli ordini'"

Sacchi Napoli

Db Reggio Emilia 06/02/2016 - campionato di calcio serie A / Sassuolo-Milan / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Arrigo Sacchi

“Bisogna avere la certezza che si può fare sempre di più e meglio. Io guardavo le persone. Avevo paura dei campioni già affermati. Loro non si adattavano. Cercavo persone che fossero disposte a giocare di squadra. Uno per 10 fa 10, è una forza in un paese in cui a tutti i livelli non fa squadra. Ho sempre pensato che il calcio sarebbe stato un collettivo di intelligenze. A Berlusconi dissi di no a un Nazionale perché stava fuori tutta la notte. Compriamo la sua riserva, è meno bravo e più affidabile. Avere a che fare con le persone intelligenti fa migliorare tutti”.

E così Arrigo Sacchi pretese Carlo Ancelotti per il suo Milan. Lo racconta a Radio anch’io sport su Radio Uno:

“Io quando andai via dal Milan dissi ‘ora siete tutti professori’. Anche Maldini fa le cose bene in un altro ruolo. Carlo lo prendemmo perché io credevo che il calcio si giocasse con la mente. Lui aveva il ginocchio con un 20% di handicap e anche il destro era messo male. Berlusconi disse “ma come faccio a prenderlo, ci facciamo ridere dietro”. Galliani lavorò di nascosto. Io chiamai Berlusconi all’una e mezza di notte. Gli dissi ‘Se mi prende Ancelotti vinciamo il campionato’. Lui stette zitto un secondo, e poi ‘agli ordini’. E’ stato un giocatore grandissimo come adesso lo è da allenatore”.

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