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Mbappé è il nuovo 14 Luglio. L’ancien régime ha perso, cambia la geopolitica del calcio

I petrodollari sono la borghesia del 1789. Il flop Superlega ha creato un vuoto di potere, la Uefa di Ceferin si è consegnata ai nuovi ricchi che hanno preso anche Haaland

Mbappé è il nuovo 14 Luglio. L’ancien régime ha perso, cambia la geopolitica del calcio

Solo gli ingenui possono pensare che la Rivoluzione Francese fu una rivolta di popolo. Come ogni grande accadimento della storia, fu una rivolta di potere. Col 14 luglio 1789 la borghesia squarciò il sistema imperante e si sedette al tavolo del potere e della spartizione economica. Questo accadde. Si affacciò un nuovo protagonista ed era la borghesia che spazzò via la nobiltà. Fatte le debite proporzioni e cambiando quel che c’è da cambiare, due secoli dopo Parigi è tornata a sconvolgere un sistema, stavolta quello calcistico.

In Italia la questione Mbappé non ha fin qui trovato lo spazio che a nostro avviso meriterebbe. Non sappiamo se perché troppo presi dal nostro campionato o perché in fondo siamo consapevoli del nostro essere emarginati rispetto al gotha politico-finanziario del pallone. Siamo troppo presi dalle beghe di casa nostra, che sia l’inutile protesta televisiva del presidente del Cagliari Giulini o altro. Dimenticando che la crisi vera e propria deve ancora arrivare considerando che chi ha lasciato il monopolio dei diritti tv della Serie A (Sky) non ne ha affatto risentito. Tra un paio d’anni – alla prossima asta per i diritti tv – il calcio italiano si accorgerà che varrà la metà e allora saranno dolori.

Ma torniamo al punto. Quel che è accaduto tra Psg e Real Madrid è un altro 14 Luglio. È il sovvertimento dell’impalcatura di potere che reggeva da decenni. Ovviamente è il risultato di un processo in atto da tempo ma c’è sempre un punto di svolta, un momento di rottura. E Mbappé lo è decisamente di più rispetto allo “scippo” di Neymar al Barcellona.

Ultimamente di strappi rilevanti ce ne sono stati due. Il primo è stato il tentativo di creare la Superlega, una forzatura politica che si è rivelata un fallimento. È stato lo scossone che ha provocato la prima frattura. Ha lasciato da soli Real Madrid, Barcellona con la Juventus al traino. E ha favorito la presa di potere dei nuovi ricchi del calcio, i signori dei petrodollari che hanno approfittato della situazione che si è venuta a creare. A loro è andato a chiedere aiuto il presidente della Uefa Ceferin. Al Khelaifi (l’uomo che rappresenta i qatarini del Psg) è diventato il presidente dell’Eca (la Confindustria dei club europei) al posto di Agnelli, e in cambio ovviamente ha tenuto il tacito ma evidente accantonamento del fair play finanziario che ormai è poco più di una barzelletta. Vale anche per gli emiri del City e i sauditi del Newcastle.

El Mundo lo ha scritto in maniera fin troppo chiara:

Florentino Perez ha disputato un’ottima stagione calcistica ma ha perso la battaglia più importante, quella del potere. (…) Al-Khelaifi, il rappresentante del fondo sovrano del Qatar, si è posizionato al centro di tutto: Psg, Eca e Uefa.

E non a caso il quotidiano spagnolo sottolinea come per una volta Tebas si sia schierato al fianco del Madrid. L’uomo della Liga vede in pericolo anche l’egemonia spagnola. Mbappé che “appende” all’ultimo momento il Real Madrid come si fa con un amico per una birra, è uno schiaffo all’ancien régime. Non a caso oggi in conferenza Al Khelaifi ha detto: «Tebas? Ho rispetto per tutti i club e per tutti i campionati. La Liga non è più quella di tre o quattro anni fa».

El Paìs fa parlare un dirigente della Casa Blanca, dirigente che preferisce rimanere anonimo:

Al club la preoccupazione non è tanto per l’assenza di Mbappé quanto per il futuro di Madrid di fronte. “Il nostro denaro viene dalle partite, dai diritti televisivi, dal Bernabeu, dall’economia reale; il loro non viene dal calcio: un paese lo dà al calcio e lo converte in inflazione con l’ok della Uefa”. E conclude:” Se continua così, finirà per essere Abu Dhabi contro il Qatar. Per quanto tempo Madrid sarà in grado di rimanere Madrid?”.

Le ultime due sono le frasi chiave: “Abu Dhabi contro il Qatar. E per quanto tempo Madrid sarà in grado di rimanere Madrid?”.

A Madrid hanno capito perfettamente quel che è accaduto. È più facile, visto che lo schiaffo in pieno volto lo hanno preso loro. La domanda dovrebbero porsela tutti. Non avverrà perché, anche a livello internazionale, ciascuno bada al proprio interesse di breve termine. Non c’è la minima possibilità di sedersi attorno a un tavolo e darsi delle regole. Vige la legge della giungla, vincerà il più forte, colui il quale ha più soldi.

È stato così anche per la Superlega. Il paradosso è che proprio lo strappo politico di Florentino, con la separazione di fatto con la Uefa, ha finito col favorire i nuovi signori del calcio, i cosiddetti nuovi ricchi. Che hanno dato vita a un’operazione da Superlega. L’hanno creata senza dirlo. Sia per i soldi investiti sia per il salto di qualità a livello politico. Con l’operazione Mbappé hanno marcato un cambio di marcia: non vogliono essere più soltanto gli “stupidi” distributori di soldi con le operazioni senza senso come quelle di Messi e Sergio Ramos, ma vogliono sedersi al tavolo del potere e distribuire le carte. Questo è successo. Perché tenere Mbappé vuol dire ipotecare i successi calcistici del prossimo decennio. E i loro cugini/rivali del City hanno acquistato l’obiettivo numero due del mercato: Haaland.

D’improvviso i vecchi signori del calcio sono apparsi appesantiti. Superati. La finale di Champions di sabato prossimo avrà ovviamente un’elevata importanza calcistica, per Florentino potrà risultare persino l’occasione di una rivincita. Ma la partita vera si è chiusa la settimana scorsa con Mbappé. E per riequilibrarla non basteranno 90 o 120 minuti. È avvenuto un terremoto le cui conseguenze saranno destinate a durare nel tempo. È come se si fosse invertito il corso della storia. E l’Italia, periferia della periferia, ci metterà un po’ di tempo per accorgersene.

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