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Andy Goram: «Ho un tumore inoperabile all’esofago, mi restano sei mesi di vita»

L’ex portiere dei Rangers al Daily Record: «Ho rifiutato la chemioterapia, non voglio prolungare un’agonia senza qualità di vita»

Andy Goram: «Ho un tumore inoperabile all’esofago, mi restano sei mesi di vita»

L’ex portiere scozzese dei Rangers, Andy Goram, oggi 58enne, ha annunciato al Daily Record di avere un cancro inoperabile all’esofago. La malattia si è diffusa a fegato, polmone, vertebre ed alcune costole. I medici gli hanno dato sei mesi di vita. Goram ha rifiutato la chemoterapia, che avrebbe potuto allungare il suo percorso di qualche mese: ha visto la moglie Miriam consumata dalla terapia, non vuole attraversare lo stesso calvario.

“Combatterò come mai prima d’ora. Non se ne parla di prolungare un’agonia senza qualità di vita. È fuori discussione. Miriam aveva un obiettivo e ora più o meno ha sconfitto la malattia. Mi ricordo come il suo compagno ha dovuto aiutarla a salire le scale per settimane. Il mio problema invece è che non c’è una via d’uscita per cui farlo”.

Goram ha raccontato il decorso della malattia e come l’ha scoperta, circa due mesi fa.

“Pensavo di avere una grave indigestione, sentivo un blocco alla gola. È peggiorato tutto in poche settimane, tutto ciò che mangiavo o bevevo non arrivava nemmeno alla metà dello stomaco e finivo per vomitare. Per due settimane non sono riuscito a vedere il mio medico, tanto che stavo male”.

Poi il ricovero e i primi esami.

“Dopo aver fatto la Tac mi è stato detto che dovevo ritirare i risultati con un parente prossimo. Lì è suonato il campanello d’allarme e ho capito. Il chirurgo mi ha spiegato che è inoperabile. Mio figlio Danny è crollato, io cercavo di valutare la situazione. Hanno dovuto mettermi uno stent nell’esofago per sbloccarlo. L’operazione è riuscita ma il dolore era insopportabile, nulla a che vedere con tutto quello che ho passato tra ginocchio e tendine d’Achille. Ora la priorità è diventata ottenere la giusta miscela di antidolorifici e morfina, la quantità di medicinali che sto prendendo mi ha fatto comprendere ulteriormente quanto sia grave la situazione. Devo prenderle in modo quasi religioso, sennò sono guai seri. Il dottore mi ha detto di godermi la quotidianità, cercando di essere il più naturale possibile. Il dolore adesso è gestibile, posso andare a trovare gli amici e andare in qualche club di tifosi rimanendo ancora me stesso. L’unica differenza è una bomba ad orologeria che ticchetta”.

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