Il caso Thiago Alcantara: ha percentuali di passaggi aliene, “ma non tutto può essere misurato, le percentuali non dicono quanto sia importante per il Liverpool”
Rory Smith, la firma del calcio del New York Times, ha guardato Liverpool-Villarreal col mirino puntato su un uomo: Thiago Alcantara. E lo ha usato per scrivere un pezzo contro “l’ossessione ormai divorante del calcio” per le misurazioni. Contro la “convinzione devota che se qualcosa non può essere misurato non importa; il valore di un giocatore può essere accuratamente misurato riducendo la sua produzione in qualcosa di concreto, qualcosa di definito, un numero o una percentuale che offre l’illusione della prova”. Il calcio dei nerd, di cui spesso abbiamo parlato anche qui.
“La tentazione – scrive Smith – è quella di collegare questa tendenza al crescente interesse e alla dipendenza dello sport dall’analisi. Questo è il calcio come lo volevano i nerd“.
Ha a che fare con “il suo tribalismo radicato e l’infinito litigio per la supremazia, la sua sete di viralità, attenzione e influenza. I numeri freddi e duri hanno più peso in 280 caratteri, dopo tutto, di concetti obsoleti come metafora o allusione”.
Thiago Alcantara, dunque.
“Thiago ha avuto un tasso di completamento dei passaggi del 92% nella vittoria in semifinale di FA Cup contro il Manchester City. Ha giocato 129 passaggi nell’umiliazione più recente del Manchester United e 123 di questi hanno raggiunto l’obiettivo prefissato. Pochi giorni fa, ha effettuato più passaggi riusciti contro l’Everton di tutti i suoi avversari messi insieme. E poi, contro il Villarreal, ha registrato 119 tocchi, 103 passaggi giocati, 99 passaggi completati, il 100 percento dei contrasti vinti, cinque intercettazioni, nove lanci lunghi completati”.
“Il problema, ovviamente, è che nessuna di queste metriche cattura ciò che rende Thiago così parte integrante di questa versione del Liverpool di Klopp”.
Il problema, spiega Smith, e che tutti questi numeri “non ti dicono che fine hanno prodotto quei passaggi. Non fanno distinzione tra quelli che tengono solo la palla e quelli che tagliano una linea difensiva, quelli che spazzano e rimbombano su grandi distanze, atterrando infallibilmente sul piede di qualche grato destinatario, e quelli che sfrigolano a bassa velocità, a velocità inaspettata, lanciando improvvisamente il Liverpool in un altro attacco. Non dicono quali iniziano con quel rapido sussulto dei fianchi, quello che inizia con Thiago rivolto in una direzione e finisce con lui che corre nell’altra, almeno due difensori che seguono la sua scia, ancora elaborando ciò che è successo. Non catturano quanto sia imperturbato anche dalla pressione più intensa, o quanto sia impeccabile la sua tecnica, e non iniziano a toccare l’arte con cui realizza il suo mestiere”.
Sono numeri, insomma. Un’ossessione fine a se stessa. Non è in quei numeri che si nasconde il segreto del Liverpool, men che meno del calcio.