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Il New York Times contro l’ossessione per le statistiche: «Questo è un calcio per nerd»

Il caso Thiago Alcantara: ha percentuali di passaggi aliene, “ma non tutto può essere misurato, le percentuali non dicono quanto sia importante per il Liverpool”

Il New York Times contro l’ossessione per le statistiche: «Questo è un calcio per nerd»
Db Liverpool (Inghilterra) 08/03/2022 - Champions League / Liverpool-Inter / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Thiago Alcantara

Rory Smith, la firma del calcio del New York Times, ha guardato Liverpool-Villarreal col mirino puntato su un uomo: Thiago Alcantara. E lo ha usato per scrivere un pezzo contro “l’ossessione ormai divorante del calcio” per le misurazioni. Contro la “convinzione devota che se qualcosa non può essere misurato non importa; il valore di un giocatore può essere accuratamente misurato riducendo la sua produzione in qualcosa di concreto, qualcosa di definito, un numero o una percentuale che offre l’illusione della prova”. Il calcio dei nerd, di cui spesso abbiamo parlato anche qui.

“La tentazione – scrive Smith – è quella di collegare questa tendenza al crescente interesse e alla dipendenza dello sport dall’analisi. Questo è il calcio come lo volevano i nerd“.

Ha a che fare con “il suo tribalismo radicato e l’infinito litigio per la supremazia, la sua sete di viralità, attenzione e influenza. I numeri freddi e duri hanno più peso in 280 caratteri, dopo tutto, di concetti obsoleti come metafora o allusione”.

Thiago Alcantara, dunque.

“Thiago ha avuto un tasso di completamento dei passaggi del 92% nella vittoria in semifinale di FA Cup contro il Manchester City. Ha giocato 129 passaggi nell’umiliazione più recente del Manchester United e 123 di questi hanno raggiunto l’obiettivo prefissato. Pochi giorni fa, ha effettuato più passaggi riusciti contro l’Everton di tutti i suoi avversari messi insieme. E poi, contro il Villarreal, ha registrato 119 tocchi, 103 passaggi giocati, 99 passaggi completati, il 100 percento dei contrasti vinti, cinque intercettazioni, nove lanci lunghi completati”.

“Il problema, ovviamente, è che nessuna di queste metriche cattura ciò che rende Thiago così parte integrante di questa versione del Liverpool di Klopp”.

Il problema, spiega Smith, e che tutti questi numeri “non ti dicono che fine hanno prodotto quei passaggi. Non fanno distinzione tra quelli che tengono solo la palla e quelli che tagliano una linea difensiva, quelli che spazzano e rimbombano su grandi distanze, atterrando infallibilmente sul piede di qualche grato destinatario, e quelli che sfrigolano a bassa velocità, a velocità inaspettata, lanciando improvvisamente il Liverpool in un altro attacco. Non dicono quali iniziano con quel rapido sussulto dei fianchi, quello che inizia con Thiago rivolto in una direzione e finisce con lui che corre nell’altra, almeno due difensori che seguono la sua scia, ancora elaborando ciò che è successo. Non catturano quanto sia imperturbato anche dalla pressione più intensa, o quanto sia impeccabile la sua tecnica, e non iniziano a toccare l’arte con cui realizza il suo mestiere”.

Sono numeri, insomma. Un’ossessione fine a se stessa. Non è in quei numeri che si nasconde il segreto del Liverpool, men che meno del calcio.

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