Il Guardian: «La Superlega è tornata, solo che l’Uefa la chiama Champions»

"La verità è che all'Uefa non erano contrari per principio alla Superlega. Erano solo infastiditi dal fatto che non fossero loro a farla"

Florentino Perez e Al Khelaifi Superlega uefa

Parigi 18/09/2019 - Champions League / Paris St. Germain-Real Madrid / foto Insidefoto/Image Sport nella foto: Nasser Al Khelaifi-Florentino Perez

“Ora possiamo ridacchiare davanti ai disperati tentativi di Barcellona, ​​Real Madrid e Juventus di rianimare il concetto originale defunto della Super Lega: uomini soli che continuano a insistere sul fatto che la bambola gonfiabile bucata seduta accanto a loro è la loro vera fidanzata. Eppure, con una destrezza devastante, la Super Lega è davvero tornata. Solo che la chiamano in un altro modo”.

E quel modo è Champions League, scrive Jonathan Liew sul Guardian. “La Uefa ha accelerato i suoi piani per espandere la Champions League da 32 a 36 squadre dal 2024, con due dei quattro posti aggiuntivi assegnati per ranking storico a squadre che altrimenti non sarebbero riuscite a qualificarsi”.

“I beneficiari sono gli ex giganti caduti in tempi difficili, i superclub che stanno vivendo una brutta stagione, non abbastanza buoni per l’élite ma comunque invitati”. Che era la pietra dello scandalo per cui era fallita la Super Lega.

Dietro le riforme c’è l’European Clubs Association, presieduto da Nasser al-Khelaifi. Il tema per il Guardian è “il totale disprezzo per l’idea che fu alla base della resistenza alla Super League: che gli stessi tifosi di calcio potessero cioè avere voce in capitolo nella gestione del loro gioco. Ed è qui che risiede il vero scopo della presa di potere dell’Uefa. Non erano contrari per principio alla Super League. Erano solo infastiditi dal fatto che non fossero loro a farla. La vera tragedia di tutto questo è che nulla di tutto ciò doveva accadere. Per la prima volta dopo decenni, i grandi club non operavano più da una posizione di forza. La rabbia della folla e dei governi per la scissione era al culmine. Se mai c’è stato un momento per riformare il modello finanziario del calcio europeo, per spezzare la morsa dei suoi club più grandi, è stato quello. Invece, i grandi club sono stati ricompensati ottenendo praticamente tutto ciò che volevano: un circolo virtuoso di crescita perpetua e guadagni garantiti”.

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