Corsport: plusvalenze, classico cerchiobottismo all’italiana. Colpiti i dirigenti e non i club
Dietro l’apparente severità delle sanzioni (mesi e anni di inibizione) all’atto pratico c’è il nulla: non esiste sanzione più inefficace dell'inibizione per un dirigente calcistico

Ag Roma 17/06/2020 - finale Coppa Italia / Napoli-Juventus / foto Alessandro Garofalo/Image Sport nella foto: Andrea Agnelli-Aurelio De Laurentiis
Caso plusvalenze, dopo le richieste della Procura Figc (inibizione, tra l’altro, per i massimi dirigenti della Juventus e per tutto il Napoli), sul Corriere dello Sport il commento di Alessandro Giudice che è il commentatore più serio e preparato di questioni economico-finanziarie. Definisce quella della Procura Figc una decisione pilatesca.
Sarà l’atmosfera penitenziale della Settimana Santa ad avere ispirato una decisione pilatesca alla procura federale, ma la richiesta di inibizione per diversi dirigenti in carica (Agnelli, De Laurentiis, Nedved, Arrivabene, Cherubini) come per quelli ormai lontani dalla Serie A (Paratici) e presidenti che nel frattempo hanno venduto (Preziosi) o si sono dimessi (Ferrero) pare espressione del più classico cerchiobottismo italiano.
Dietro l’apparente severità delle sanzioni (mesi e anni di inibizione) all’atto pratico c’è il nulla, perché non esiste sanzione più inefficace per un dirigente calcistico che dichiararlo teoricamente impossibilitato a svolgere le sue attività.
Chi, se non i club, ha beneficiato di questi ipotetici illeciti? Come si può dunque calcare la mano (si fa per dire) sui dirigenti senza sanzionare adeguatamente i club? Le richieste di sanzioni per le società sono solo pecuniarie, del tutto irrisorie se fossero reali i vantaggi indebiti conseguiti negli anni.