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Maccio Capatonda: «Io sono un ipertimido. Il fatto di essere famoso non ti dà il diritto di essere ovunque»

Al Messaggero il vincitore di LOL 2. «Non ho mai fatto un solo spettacolo dal vivo nella mia carriera. LOL era un terreno sconosciuto. Un salto nel buio»

Maccio Capatonda: «Io sono un ipertimido. Il fatto di essere famoso non ti dà il diritto di essere ovunque»

Non è certo un nome nuovo al pubblico, soprattutto quello di internet. Eppure è con la vittoria della seconda edizione di LOL, su Amazon Prime Video, che arriva il grande successo per Maccio Capatonda. Che nasce come youtuber ma che oggi – come si legge su Wikipedia – è comico, attore, sceneggiatore, doppiatore, scrittore, regista e chi ne ha più ne metta.

Ha rilasciato una lunga intervista all’edizione odierna del Messaggero. Ne riportiamo alcuni tratti.

Ha vinto: contento?

«Ero contento da cinque mesi, da quando abbiamo registrato la puntata, ma non potevo dirlo a nessuno. Però mi sono rivisto a fatica, con le mani sugli occhi. Sono molto autocritico. Se partecipassi di nuovo al programma, farei tutto diversamente».

Si è mai pentito, come Corrado Guzzanti, di avere accettato?

«No, mi sono buttato. Ma quella di fare LOL è una decisione che ho preso dopo un percorso iniziato due anni fa, quando da Milano mi sono trasferito a Roma. Avevo voglia di fare cose diverse, di provarmi in situazioni di cui non ho il controllo». Perché Roma? «Da 19 anni vivevo a Milano e sentivo che c’era qualcosa che non andava. Ero statico. Dovevo cambiare aria. Volevo tornare alle origini e stare più vicino ai miei genitori. E poi Roma è la città d’Italia in cui la realtà è più evidente. Milano è ovattata, a Roma ti senti vivo. Anche nei disagi. E io avevo bisogno proprio di questo: di problemi e di bellezza».

Ha avuto una partenza diesel, poi è esploso. Cosa l’ha sbloccato?

«Il momento di wrestling con Max Angioni. Gli sono andato dietro, non sapevo cosa volesse fare, ma là mi sono sciolto. Sono sempre stato tesissimo, sotto pressione. Sono un ipertimido: non ho mai fatto un solo spettacolo dal vivo nella mia carriera. LOL era un terreno sconosciuto. Un salto nel buio. Un modo per mettermi alla prova».

E ora? Diventerà nazionalpopolare? Ciro Priello, dopo aver vinto “LOL”, è finito a Sanremo. Ci si vede?

«So che con LOL avrò una vetrina importante, che mi farà conoscere da più persone. Ma ci sarà sempre chi non sposa la mia comicità, chi non mi capisce. Non lo vedo come un difetto. Non è giusto piacere a tutti».

«Purtroppo no. Credo molto nel non snaturarmi. So fare determinate cose, ma nel mio mondo. Sanremo lo farei se mi chiedessero una cosa alla Checco Zalone. Ma fare il conduttore in un programma, qualsiasi sia, no. Non è il mio. Il fatto di essere famoso non ti dà il diritto di essere ovunque».

A cosa direbbe di sì?

«Vorrei avere la libertà di fare le mie serie, magari un mio show, uno spettacolo teatrale. Una cosa live. Ho una società mia, giro video pubblicitari (la campagna virale di Tavernello è sua, ndr). Mi piacerebbe mettermi a disposizione dell’ecologia e della sostenibilità. Sicuramente uscirà un nuovo libro, ci sto lavorando. E magari un’altra serie tv».

E il cinema? «Sono due anni che scrivo una sceneggiatura, ma il progetto è ancora fermo. Dopo due film, fare il terzo è un passo importante. Con l’esplosione delle piattaforme c’è in giro tanta roba: girare un film oggi non è difficile, basta che sei un nome e te lo fanno fare. Ma questo non vuol dire che io lo debba fare per forza. Lo faccio se ho qualcosa da dire. A forza di fare il contrario, il cinema si è svalutato».

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