“Ora deve avere pazienza. Trovare un supercoach adatto non è facile. Prima del 2024 non riuscirà ad attaccare i primi 5 del mondo”
Riccardo Piatti “è fra coloro che son sospesi”. Posizione tutt’altro che allegra, scrive Ubaldo Scanagatta sul caso-Sinner. Il divorzio tra il miglior tecnico italiano e il talento altoatesino è esploso qualche giorno fa ma non c’è ancora ufficialità. Ma indietro non si torna: “se sarà definitivo il divorzio avrà riflessi economici più pesanti per lui che per Jannik”, scrive Scanagatta. Ma dal punto di vista tecnico le cose sono meno traumatiche di quel che si creda.
“Essere top-10 è una cosa, neppur facile da conservare…, salire a top- 5, top-3, n.1 è tutta un’altra”. “Secondo me lo ha capito per primo Sinner. A me sembra che Tsitsipas, Zverev, Medvedev, Shapovalov, Alcaraz, forse anche Aliassime, abbiano doti complessivamente superiori a quelle di Sinner”.
Per Scanagatta però ora Sinner non può sbagliare le prossime mosse. “E non è per nulla facile non sbagliarle. Ci sono sempre tanti, troppi soldi in ballo che spesso finiscono per incidere sulle scelte. Magari si fanno scelte di tipo commerciale più che tecnico. Di puro marketing. Lì per lì piacciono agli agenti, agli sponsor”.
“Non basta prendere Becker, come ha scritto qualcuno che non ha mai giocato a tennis, per diventare un top-5 o più su. Anche se Becker ha personalità, esperienza e ha vissuto da campione Slam vinti e persi, matchball trasformati, salvati, cancellati e buttati, situazioni che né Piatti né Vagnozzi hanno vissuto agli stessi livelli”.
“Gli ex campioni di anni più recenti sono ricchi come nababbi. Non hanno voglia di continuare a viaggiare per “tirar su” un ragazzino. Ma nemmeno un top 20 per portarlo a top-10. E forse neppure un top-10 per portarlo a n.1, sacrificandosi più del necessario. Chi glielo fa fare? I soldi li hanno già, le soddisfazioni le hanno già avute per essersele conquistate di persona. O se ne escono dal tennis e fanno quella vita che non hanno potuto fare da giovani, come Pete Sampras, o diventano commentatori e presentatori televisivi, Courier, Henman, Corretja, Gilbert, tutt’al più capitani di Coppa Davis impegnati qualche settimana all’anno, Albert Costa, Filippo Volandri…e non fatemeli citare tutti. Semmai fanno i manager, o i coach part-time…vedi Lendl, Ljubicic, McEnroe, Connors, o si creano le loro Tennis Academy, come Sanchez, Bruguera, Ferrero…”
Il nome che si fa più degli altri è Magnus Norman: “Lo svedese non è un tipo brillante, genialoide come un Tiriac, ma quando cominciò a occuparsi di Stan Wawrinka, nel 2013, lo svizzero che aveva già 28 anni, non era mai stato un top-ten. Aveva chiuso il 2012, ma anche il 2011 e il 2010, a n.17. Norman lo portò subito a top-8 a fine 2013, a top-4 a fine 2014, 2015 e 2016 aiutandolo a vincere uno Slam in ciascuno di quei tre anni prima che Wawrinka, classe 1985 e quindi over 30 con un fisico massiccio, cominciasse ad accusare vari acciacchi. Ma intanto già nel 2014 si era issato a n.3“.
In ogni caso ora Sinner dovrà avere pazienza: “Un anno e mezzo di pazienza. Il punto è che per fare quei progressi tecnici di cui Sinner avrebbe bisogno per diventare un tennista in grado di battere con una certa continuità i primi 5 del mondo e per diventare quel che sogna di diventare, ci vuole almeno, almeno e almeno (almeno secondo me!), un anno e mezzo. Prima del 2024 Jannik non dovrà soltanto attaccare le posizioni di chi lo precede, ma dovrà difendere la sua posizione da chi lo insegue”.