ilNapolista

Paolo Conte e i francesi che s’incazzano: «Non ho mai cantato “Bartali” in Francia»

Al Corsera: «Napoli è la patria di capolavori musicali e poetici trascendentali. Nelle mie canzoni non ho mai voluto far passare delle idee particolari»

Paolo Conte e i francesi che s’incazzano: «Non ho mai cantato “Bartali” in Francia»

Paolo Conte intervistato sul Corriere della Sera da Aldo Cazzullo. Giovedì 17 febbraio alle 21.20, su Rai3, andrà in onda «Paolo Conte, via con me» di di Giorgio Verdelli. Testimonianze di Renzo Arbore, Pupi Avati, Roberto Benigni, Vinicio Capossela, Francesco De Gregori, Jovanotti, Isabella Rossellini e Giovanni Veronesi. Ecco qualche domanda dell’intervista.

Nel film si sente lei che canta in napoletano, applauditissimo dai napoletani. Per un piemontese non è scontato. Cos’è Napoli per lei?

«Napoli è la patria di capolavori musicali e poetici trascendentali».

È vero che al Théatre de la Ville e all’Olympia non canta la strofa sui «francesi che si incazzano»?

«Non ho mai cantato “Bartali” in Francia. Mi offrirono il privilegio di invitarmi e fu un successo lusinghiero, in un certo senso mi hanno adottato. Nelle mie canzoni non ho mai voluto far passare delle idee particolari. Quello che mi ha sempre interessato è raccontare l’uomo che nel dopoguerra si è rifatto una vita, ma anche quello dei fallimenti. Ai falliti ho offerto una tazza di caffè fumante».

È vero quel che si racconta nel film? Che lei depose il testo di Azzurro nella bara di sua madre?

«Sì, è vero».

E che sua madre aveva pianto quando aveva letto le parole?

«Sì. Mia madre diceva che questa canzone era antica e moderna insieme. L’antico era soprattutto nella musica, come una tenerezza d’altri tempi, e proprio in questo sentimento risiedeva anche la sua modernità: era una canzone trasgressiva nell’epoca beat in cui è nata. Capimmo subito che era una canzone vincente. Rimane una canzone importante per me e non l’ho mai dimenticata»

ilnapolista © riproduzione riservata