“Se la Nato non riesce a frenare Putin, è lecito aspettarsi che lo faccia Thomas Bach, un ex schermidore di 68 anni?”

Prima ci sarà “un attacco informatico che mette fuori uso la rete elettrica e Internet, bloccando le reti di telefonia mobile”. Poi “i paramilitari faranno quanto più disordine possibile”. Poi “ci sarà un blitz di propaganda e disinformazione. E poi – finalmente – il sacrificio di sangue: i giovani e le giovani addestrati che vanno a deporre i loro corpi per la grande Russia”. Ma prima di tutto questo, c’è stata Kamila Valieva, anni 15. Che il Guardian, con un editoriale di Jonathan Liew, pone come esempio della aggressiva politica “usa e getta” che la Russia usa con i suoi giovani, la sua gente, persino i suoi più grandi talenti sportivi. La metafora bellica, mentre le truppe russe si apprestano a invadere l’Ucraina è forte.
Come ha potuto la Russia – si chiede Liew – combattere così veementemente in favore di Valieva (al centro di un clamoroso caso di doping durante i Giochi di Pechino – solo per rinnegarla così pubblicamente dopo l’evento?” La risposta che si dà è:
“Valieva era una potenziale medaglia d’oro per la Russia, una risorsa degna di protezione a livello statale. Dopo aver fallito non era più niente. La madrepatria ti ringrazia per il tuo sacrificio. Non hai più alcuna utilità. Avanti il prossimo. E, naturalmente, ce ne sarà un altro. La storia racconta che probabilmente abbiamo visto l’ultimo giro di Valieva in una competizione olimpica. Questa è la quarta edizione consecutiva dei Giochi invernali in cui nessuna delle squadre russe di pattinaggio artistico delle precedenti Olimpiadi è arrivata alla successiva. Tale è la profondità e la ferocia darwinista del programma di pattinaggio del paese, la brama di giovani talenti freschi e incontaminati, l’economicità della dignità umana e della salute, che entro Milano 2026 ci saranno già altre Valieva, nuove Anna Shcherbakova, nuove Alexandra Trusova”.
Per il Guardian dobbiamo “pensare a lei come all’equivalente sportivo degli uomini e delle donne russi attualmente accovacciati dietro il confine ucraino a migliaia: giovani e in forma, nel fiore degli anni e tuttavia assolutamente sacrificabili, carne viva in attesa di essere gettata nella guerra di qualcun altro“.
“Lo sport offre un paradigma pratico di come il paese ha scelto di comportarsi sulla scena globale”. “Dalle Olimpiadi di Sochi ai Mondiali di calcio del 2018 al massiccio programma antidoping olimpico sponsorizzato dallo stato che la Russia continua a negare, lo sport è un utile prototipo per le regole di ingaggio che il regime di Putin sta ora portando così drammaticamente sul campo di battaglia”.
E altrettanto: “Se la Nato non riesce a mettersi d’accordo su un modo efficace per frenare Putin, allora è davvero lecito aspettarsi altrettanto dal presidente del Cio, Thomas Bach, un ex schermidore di 68 anni?”.