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Muriel il fenomeno dimezzato: segna sempre ma non gioca una partita intera da due anni

E’ il capolavoro per sottrazione di Gasperini, su di lui si accanisce: è schiavo del ruolo di dodicesimo uomo

Muriel il fenomeno dimezzato: segna sempre ma non gioca una partita intera da due anni
Db Bergamo 21/02/2021 - campionato di calcio serie A / Atalanta-Napoli / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Luis Muriel

Luis Muriel non è più lo stuntman di Ronaldo il Fenomeno da un sacco di tempo. Vive di carriera propria, e non riflette luce se non la sua. I fenomeni, semmai, sono due, l’originale brasiliano e la sua versione in prosa: l’attaccante disarmante che l’Atalanta utilizza con una parsimonia mai davvero indagata. Sono dieci anni abbondanti che Muriel è Muriel senza esserlo davvero mai definitivamente. Una specie di fuoriclasse con handicap: un irragionevole minutaggio da rincalzo.

Un tempo l’avrebbero etichettato riserva, quando nessuno s’offendeva. Ora si fa una certa fatica, perché i cambi sono cinque, perché chi entra dopo “spacca le partite”, perché facendo i conti della serva si sommano i minuti più che le frazioni di partita. Bla bla bla. Ma resta il concetto. Muriel non gioca una partita intera da due anni: Fiorentina-Atalanta di Coppa Italia del 15 gennaio 2020. 111 partite fa. Col metro del pallone è un’eternità. In 89 di queste 111 gare non ha giocato per più di un’ora. E ora che ha raccolto la bellezza di 150 minuti in due partite di fila (78 minuti a Udine e 72 in coppa Italia con lo Spezia) sbatte in faccia a tutti la solita domanda che l’assilla: come fa uno così a non essere titolare inamovibile?

Perché Muriel ha ovviamente segnato, sia domenica che mercoledì. E’ una cosa che fa con una certa continuità. L’anno scorso fece la fortuna dei feticisti della statistica: nessuno aveva i suoi numeri tra i bomber da panchina. Era un intruso in classifica cannonieri. Lo è pure quest’anno, complice un infortunio a inizio stagione. Ma nemmeno ora che s’è fatto male il concorrente diretto, Zapata, Gasperini lo tiene in campo per 90 minuti pieni.

Gasperini, ecco. Gli ripropongono la domanda sulla sua titolarità ogni tre giorni – praticamente ogni volta che Muriel fa Muriel – e lui oppone spesso un sorriso po’ imbarazzato. Poi dice che Muriel è un titolare, specialista però di “quella roba lì”. “Quella roba lì” è un tranello scaramantico che incastra Muriel in un ruolo scomodo, suo malgrado: segna ogni volta che entra? E allora vorrà dire che è uno specialista dei raid. Perché scardinare un rito che funziona così bene?

In allegato al ragionamento i teoremi psicoattitudinali: è veloce, e quando lui entra gli altri sono stanchi. Poi però scopri che quando gioca titolare ha lo stesso identico rendimento. E che, anzi Gasperini, riesce a trovare un modo per “punirlo” anche quando lo premia. Magari fa due gol in dieci minuti e lo toglie all’intervallo, come a Crotone l’anno scorso. Perché? Boh.

Pur con questo impiego part-time ha chiuso la stagione passata con 26 gol, 22 in campionato. Solo che ha preso le sembianze del dodicesimo, dell’uomo in più, e se n’è fatto quasi una ragione. S’è assuefatto. Mai una protesta, mai un sopracciglio alzato. Ride, lui. Come rideva l’altro Fenomeno. Per incapacità metabolica di essere tristi: perché se col pallone fai quello che ti pare ti basta, per la felicità.

A Gasperini va concesso il beneficio del dubbio: trattandolo così e come se lo tenesse affilato. Ne ha fatto il suo capolavoro per sottrazione.

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