Al CorSport: «I soldi agli agenti? Puoi anche porre un limite, ma chi gioca sporco riuscirà sempre a fregare il prossimo. Vlahovic? La squadra non si compra, si costruisce»

Il direttore del Corriere dello Sport Ivan Zazzaroni intervista Zibi Boniek. I temi sono diversi, si parte dal mercato, in particolare dall’acquisto di Vlahovic da parte della Juventus. Lo definisce «un grande acquisto», ma chiarisce il suo punto di vista.
«La squadra non si compra, si costruisce. I soldi non sono la soluzione, non sempre almeno. La Juve pensava di poter vincere in Europa prendendo Ronaldo e ha fatto peggio di prima. Nei fatti si è rivelata un’operazione sportivamente fallimentare. Trascuro per pudore il lato economico. In altre parole, la Juve ha fatto bene a Ronaldo, ma Ronaldo non ha fatto bene alla Juve».
Sul ruolo degli agenti e sulle loro commissioni monstre:
«L’Uefa ha il compito di promuovere e migliorare il calcio, non può controllare un mondo nel quale c’è gente che ruba, altra che nasconde o che trova sempre il sistema di aggirare le regole. Puoi porre il limite del tre, del quattro, del cinque per cento sulle commissioni, ma stai tranquillo che chi gioca sporco riuscirà sempre a fregare il prossimo. Attori, cantanti, manager, tutti hanno un agente oggi. E chi vuole assumere questo o quel professionista fa i conti con commissioni, rialzo e concorrenze varie, è il libero mercato con le sue storture».
Boniek si dice contrario al Mondiale ogni 2 anni, all’apertura a 48 finaliste e in generale a tutte le iniziative promosse solo per fare soldi.
«Lo scopo è diventato quello di fare soldi. I club sono indebitatissimi perché spendono molto più di quello che incassano, per cui hanno pretese sempre più alte. Invece di ridurre i costi, inseguono altre fonti di guadagno. In fondo è semplice, le società di calcio possono contare su 4 voci: diritti tv, advertising, marketing e sportello o ticketing. Da qui non si scappa. La pandemia ha azzerato a lungo tre voci su quattro e l’unica via sembra essere quella di giocare di più e tanto. Criticano il calendario troppo fitto? Ma se hanno rose di 25-30 giocatori! Con organici del genere possono permettersi di affrontare stagioni pesantissime e hanno il dovere di non lamentarsi».
Dal punto di vista tecnico, però, il nostro campionato sconta la scarsa fiducia data ai giovani.
«Negli otto anni da presidente della federcalcio polacca ho seguito di tutto, dai tornei per quindicenni in su, fino al calcio di vertice, non mi sono fatto mancare nulla. Bene, posso garantirti che nelle selezioni italiane c’erano e ci sono dei ragazzi di talento. Purtroppo hanno un limite, stanno troppo bene a casa, non affrontano l’esperienza all’estero che li farebbe maturare, crescere più in fretta. Finiscono spesso in serie B o C perché in A non danno loro lo spazio e la fiducia necessari. Prendi i francesi, hanno più coraggio, sono più determinati, escono».