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L’incubo di Onana: «Mi hanno squalificato per doping pur ammettendo che non avevo fatto niente»

Il portiere dell’Ajax: “Per il calcio siamo dei numeri. E dopo resti con l’etichetta del drogato addosso. La polizia mi ferma e perquisisce la macchina”

L’incubo di Onana: «Mi hanno squalificato per doping pur ammettendo che non avevo fatto niente»
Mg Torino 16/04/2019 - Champions League / Juventus-Ajax / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Andre' Onana

André Onana aveva mal di testa. Era tornato dalla trasferta a Bergamo, dove l’Ajax aveva pareggiato 2-2 con l’Atalanta. Ingoia una pillola tra quelle che ha in cucina, pensando sia paracetamolo. Dopo la seduta di allenamento viene chiamato per un test antidoping, di routine. Positivo. Viene squalificato per dodici mesi, successivamente ridotti a nove. E’ già rientrato, ma a posteriori torna su questa storia un po’ bizzarra: perché anche i tribunali hanno riconosciuto che non fu vero doping, il portiere camerunense aveva assunto per sbaglio una pillola post-gravidanza della moglie. Il Lasimac, un diuretico a base di Furosemide, prescritto a sua moglie dopo il parto. I blister sembravano gli stessi, anche le pillole: piccoli cerchi bianchi, appena 6 mm di diametro. “È incredibile: 40 mg possono distruggere una carriera”, dice.

“Sono solo un numero”, racconta al Guardian. “Non possono trattare caso per caso. Penso che dovrebbero, ma ci sono regole e le regole sono le regole. I medici hanno ammesso che il Furosemide si usa per la ritenzione idrica e non ti avvantaggia. Hanno riconosciuto che è stato un vero errore, ma sei responsabile di tutto ciò che entra nel tuo corpo. Se compro una bottiglia d’acqua che risulta contaminata, è mia responsabilità”.

A giugno la corte arbitrale per lo sport non ha riscontrato “colpe significative” e ha ridotto la condanna di Onana a nove mesi. Ma Onana dice che essere squalificato da calciatore di chiude in un tunnel: “Quando sei squalificato non puoi mettere piede sul campo di allenamento del club, non puoi entrare nello spogliatoio. Noi, l’Ajax, siamo stati campioni della lega. Avevo giocato il 60% delle partite e non ho potuto nemmeno festeggiare. Appena lo abbiamo saputo, abbiamo messo insieme una squadra. Sette persone. Non è facile trovare un allenatore che non lavori. Trovi il tuo psicologo, un preparatore atletico, un fisioterapista, un nutrizionista, un posto dove lavorare, vivere. Sono andato a Salò. Devi concentrarti su ciò che è importante, le persone che ami e che ti amano, e prepararti nel miglior modo possibile”.

Il calcio volta le spalle. Stavo solo cercando di sopravvivere, tornare al meglio. Cerchi di vedere sempre il lato positivo. Ma a volte non puoi. Da portiere è difficile: tu te ne vai, gioca qualcun altro. Ci sono momenti in cui pensi di arrenderti. Sono stato fortunato: ho brave persone attorno a me. Ma se sei solo, ti arrendi.  È anche il modo in cui sei percepito. Sei un ‘dopato’: sei un ‘tossicodipendente’. Come lo spieghi ai tuoi genitori che sei risultato positivo quando non hai mai fumato o bevuto?. La polizia mi ha fermato in Belgio. Mi hanno riconosciuto. Hanno perquisito l’intera macchina. Ho sentito uno si loro dire: ‘Questo prende un sacco di droghe'”.

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