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Spalletti ci sa fare con Napoli e col Napoli, non a caso Mourinho lo soffriva

«È amico di tutti, io non sono così», disse lo Special One nella conferenza zeru tituli. Lui, Luciano, sta dimostrando di conoscere le piazze calde e di sapere come gestirle

Spalletti ci sa fare con Napoli e col Napoli, non a caso Mourinho lo soffriva

Non è un caso che sia esplicitamente nominato, quando José Mourinho ha tenuto la sua conferenza stampa più celebre in Italia, quella degli zero titoli. “Spalletti è amico di tutti, io non sono così” disse in quell’occasione il portoghese per creare una certa contrapposizione e dare sempre più corpo all’idea di essere solo contro il sistema. Era nel marzo 2009, nel frattempo la prima parentesi dell’allenatore toscano con i giallorossi si sarebbe conclusa nel giro di pochi mesi. Spalletti era una figura ben nota del calcio italiano, allenava già da quattordici anni anche se non aveva ancora le fattezze del decano che l’età e i successi in Russia gli hanno consegnato in un secondo momento. Mourinho fu catturato e innervosito da quell’aspetto, una qualità innata del tecnico di Certaldo: sapersi calare negli ambienti in cui opera.

Negli anni si è raffinato, la sua retorica è sempre più bilanciata tra la filosofia fumosa, l’ironia utile e una certa solennità. Così la percezione è che Napoli, il Napoli e Spalletti si siano incontrati nel momento giusto. La città aveva bisogno di sapere la squadra affidata ad una figura esperta, la società necessitava di qualcuno abituato a raggiungere l’obiettivo Champions e lo stesso allenatore era alla ricerca di un contesto importante e che gli permettesse di mettersi in mostra anche in Europa.

Gattuso si caricava di responsabilità, Spalletti esalta le qualità tecniche e umane dei calciatori ad ogni occasione. I concetti negli ultimi due anni sono stati tutti di estrema praticità: veleno, pericolo, annusare. Oggi ci si perde nei fiumi di retorica. Ma Spalletti è troppo acuto per non capire che una strategia comunicativa di questo tipo non avrebbe attecchito. Napoli ha bisogno di sollecitazioni, deve essere toccata nei punti giusti per sentirsi viva, deve avere un ideale da proteggere. E così questa diventa “l’avventura più arrapante della sua carriera”, in quel Sud che “non tiferà mai Juventus”. Si sofferma in continuazione sul legame extracalcistico che c’è tra alcuni giocatori e Napoli.

Partendo dalle pubbliche gesta, è più facile comprendere come il tecnico sia riuscito anche ad entrare nella testa dei calciatori. Situazione agevolata senz’altro dalla presenza di uno spogliatoio dalla connotazione ormai familiare, dove si è imparato a convivere perché alla fine Napoli è diventata una zona di comfort per tutti, a cui nessuno sembra disposto a rinunciare.

Che le corde toccate siano quelle giuste, lo confermano i risultati. I successi con Venezia, Genoa e Juventus raccontano la stessa storia in modi diversi. Dicono che il Napoli ha imparato a far fronte alle difficoltà, che si è allontanato dalla pretesa di dominio codificato attraverso il gioco per sviluppare una strategia efficace e variabile. Un azzardo talvolta, se le individualità non rispondono a dovere, ma il rischio si ridimensiona quando la componente emotiva è stimolata correttamente. Ecco perché poi Spalletti piace a tutti. Vince e asseconda tutte le esigenze ambientali, con quel portamento aristocratico e intellettuale a cui unisce valori social-popolari.

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