Pietrangeli: «Ai campioni moderni non frega niente del pubblico. Ogni palla vale 50 mila dollari, pensano solo a se stessi»

Al CorSera: «Djokovic? Non supererà mai Federer, è un grande che non sarà mai il più grande. I giovani non hanno memoria, sono ignoranti»

Pietrangeli

Sul Corriere della Sera una bella intervista a Nicola Pietrangeli firmata da Gaia Piccardi. Sabato compirà 88 anni. Dice che inizia a pensare troppo alla morte, a quello che verrà dopo.

«Non voglio saperlo. E se proprio dovrò continuare a fare sport anche nell’aldilà, al campo da tennis preferirei un prato per giocare a pallone. Tre anni nelle giovanili, tutte le mattine stavo da Maestrelli a Tor di Quinto. Ma il pallone non è un rimpianto: il tennis mi dava più libertà, viaggi, bella vita».

Ai suoi tempi giravano molti meno soldi di adesso.

«Quest’anno chi ha vinto a Parigi ha preso 1.400.000 euro. A me nel ‘59 e nel ‘60 diedero 150 dollari e una coppetta grande come un bicchiere. Sono nato nell’epoca sbagliata. Però ai miei tempi bisognava anche saper giocare a tennis… Oggi sono macchine, li vede? Mi alzo in piedi solo per Roger Federer e Martina Navratilova».

Su Berrettini e Sinner:

«Servizi mostruosi, violenza inaudita. Bravissimi, per carità. Ma noi giocavamo anche per il pubblico, ai campioni moderni non gliene frega niente. Ogni palla vale 50 mila dollari, pensano solo a se stessi».

Continua:

«I giovani non hanno memoria, sono ignoranti. Ho vinto 44 tornei e quattro titoli del Grande Slam su sette finali, tra singolare, doppio e misto. Matteo in finale a Wimbledon ha battuto il mio record dopo 61 anni: forse non era così facile arrivarci!»

Parla dei suoi amori, 4 in tutto, e aggiunge:

«Non vorrei passare per maschilista ma vestito di bianco, sullo sfondo rosso o verde di un campo, facevo la mia figura…».

Un unico rimpianto dal punto di vista affettivo: non avere avuto Edwige Fenech.

«In un periodo in cui ero libero, e lei era libera, sono uscito con Edwige Fenech. La porto a cena, al tavolo accanto c’è Luca di Montezemolo, glielo presento. Mi sono dato la zappa sui piedi da solo ma che facevo, finta di non conoscerlo?».

Chi è il più forte tennista di tutti i tempi? Pietrangeli non esita neanche un istante:

«Nessun dubbio: Roger Federer».

Su Djokovic:

«Non supererà Federer, neanche se realizzasse il Grande Slam. Diciamo che è un grande che non sarà mai il più grande».

C’è spazio anche per Panatta:

«Quando Ascenzio Panatta, custode del Tc Parioli, venne a dirmi che era nato il figlio Adriano, lo ribattezzai Ascenzietto. Lo conosco da quando era in culla. Nel 1968, ai campionati italiani, mi trovo di fronte questo giovinastro che mi ammazza di smorzate. A regazzì, gli dico al cambio di campo, le palle corte le ho inventate io. Vinco. A rete il ragazzino mi fa: la saluta tanto papà Ascenzio. Era Adriano».

Infine, chiude immaginandosi il suo funerale:

«Il mio funerale si terrà sul campo Pietrangeli, al Foro Italico. Sa perché? Perché si trova facilmente posteggio. Due preti, cristiano e ortodosso: sono russo, ricorda? Musica di Barry White e Frank Sinatra, che conobbi al torneo di Indian Wells. E se piove, si rimanda tutto al giorno dopo. Non vorrei che le signore si bagnassero le scarpe».

 

 

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