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«Ho buttato giù la porta e ho trovato gli stupratori di mia figlia che piagnucolavano nel bagno»

Il padre della 18enne violentata a Lignano Sabbiadoro a Repubblica: «Ho capito di trovarmi di fronte a persone insignificanti. Ho lasciato stare e ho aspettato gli agenti». 

«Ho buttato giù la porta e ho trovato gli stupratori di mia figlia che piagnucolavano nel bagno»

Su Repubblica un’intervista al padre della 18enne friulana che martedì ha raccontato di essere stata stuprata in un appartamento di Lignano Sabbiadoro da cinque ragazzi italiani tra i 17 e i 21 anni, tutti residenti tra Veneto, Lombardia e Piemonte e tutti senza precedenti. La Procura di Udine e quella minorile di Trieste stanno indagando per l’ipotesi di reato di violenza sessuale di gruppo. Quando la figlia gli ha raccontato cosa è successo, il padre è andato di corsa a cercare i suoi aggressori. Lo racconta.

«Tua figlia ti racconta tra i singhiozzi di essere stata violentata e tu che fai? Io ho deciso d’impeto: sono corso a cercare i suoi aggressori».

La ragazza ha seguito i cinque a casa. Il padre racconta:

«Con mia moglie eravamo sotto l’ombrellone. Ci ha raccontato dopo com’è andata. Ha incontrato uno che conosceva già, hanno passeggiato per un po’ insieme ad altre amiche e poi è salita nel suo appartamento. Con noi, che siamo i suoi genitori, non è stata esplicita. Ci ha detto che ha pianto, ma non le hanno dato retta e hanno continuato. Quando ha visto che spuntavano altri ragazzi è andata nel panico. Sappiamo solo che a un certo punto se n’è andata, si è confidata con un amico bagnino e lui l’ha aiutata a trovare il coraggio di dirlo a noi».

Appena saputo, il padre è corso a cercarli.

«Stavamo rientrando dalla spiaggia, ero ancora in costume e con le infradito ai piedi e non avevo il telefonino con me. Avrei voluto chiamare le forze dell’ordine, ma dopo un attimo di incertezza, ho chiesto a mia figlia di accompagnarmi all’appartamento. Non è stata una spedizione punitiva: volevo vederli in faccia e capire cosa fosse successo».

Non ci è riuscito:

«No, perché quando ho aperto a spallate la porta, dopo avere suonato e bussato invano, si sono chiusi nel bagno. Piagnucolavano, supplicandomi di andare via e minacciandomi di chiamare la polizia e ho capito di trovarmi di fronte a persone insignificanti. Ho lasciato stare, come mi consigliavano i condomini, e ho aspettato gli agenti».

E conclude:

«Vorrei che capissero il male che hanno fatto. Nemmeno le bestie si comportano così».

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