Un solo accompagnatore per 34 atleti disabili. Becca Meyers ha rinunciato: “Così è impossibile. Con le mascherine non riesco a comunicare, abbiamo gli stessi diritti dei normodotati”
La nuotatrice statunitense Becca Meyers ha deciso di non partecipare alle Paralimpiadi perché a sua madre non è permesso accompagnarla a Tokyo. Meyers ha 26 anni, è sorda e cieca a causa di un difetto genetico, e secondo il Comitato Olimpico e Paralimpico Usa (USOPC) avrebbe dovuto divedere un accompagnatore estraneo con altri 33 atleti, a causa delle restrizioni delle squadre e degli staff dovute alla pandemia.
Quella degli atleti paralimpici è una condizione particolare. L’accompagnatore non è un semplice allenatore. E Meyers non è un’atleta qualunque: ha vinto tre ori e un argento a Rio, nel 2016.
“E se c’è un’emergenza nel cuore della notte? E se avessimo bisogno di essere spostati rapidamente da un luogo all’altro? Maschere e distanziamento mi hanno reso incredibilmente difficile capire cosa fanno o dicono gli altri. Se non ho nessuno di cui fidarmi, come posso fidarmi che sia sicuro per me?” ha detto Meyers a USA Today.
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“Mi sono allenata per cinque anni per arrivare a questo punto. So che le mie possibilità di nuotare per il mio paese stanno lentamente finendo. Ma ora basta, devo alzare la voce per il prossimo atleta cieco e sordo. Come atleti paralimpici, abbiamo lavorato tanto quanto i partecipanti ai Giochi estivi. Meritiamo la stessa qualità e le stesse reti di sicurezza dei nostri compagni di squadra senza handicap”.