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Giovanni Di Lorenzo, quando non conta soltanto il nome

Ha giocato un ottimo Europeo, Mancini l’ha preferito a Florenzi e ha avuto ragione. A Napoli si è conquistato la Nazionale, cancellando lo scetticismo iniziale

Giovanni Di Lorenzo, quando non conta soltanto il nome
Londra (Inghilterra) 11/07/2021 - Euro 2020 / Italia-Inghilterra / foto Image Sport nella foto: Giovanni Di Lorenzo

Nei tornei delle nazionali, dove serve superare indenni sette gare per sollevare la coppa, le scelte dei commissari tecnici spesso sfuggono alla logica del valore assoluto. Non gioca sempre il calciatore dal rendimento migliore. Tanto che adesso sembra incredibile contestare – come avvenuto a NapoliRoberto Mancini perché ha preferito Bernardeschi a Politano nelle convocazioni. Talvolta però le garanzie consolidate nel tempo formano la base di una squadra, vincente come mai prima d’ora. Così, nonostante le grandi prove di Locatelli nelle prime due uscite, Verratti al suo rientro ha ottenuto subito una maglia da titolare. A chi invece questo non è successo è Giovanni Di Lorenzo: ha sostituito Florenzi fin dalla prima partita, quando l’esterno del Psg ha manifestato qualche noia muscolare, e non ha più abbandonato la fascia destra. Eccezion fatta per la sfida col Galles, dove però bastava anche soltanto un pari all’Italia per chiudere al primo posto nel girone, e Mancini ha dato spazio alle seconde linee.

È da questo punto che è giusto partire per analizzare gli Europei di Di Lorenzo, tra i protagonisti più positivi della Nazionale agli Europei. È riuscito ad imporsi, con prestazioni attente e ordinate, garantendo un certo tipo di stabilità a tutta la fascia destra. Chi gioca da quel lato sembra destinato al mantenimento di un equilibrio, vista l’attitudine più offensiva dell’altra corsia, dove imperversa Lorenzo Insigne con la spinta dell’esterno basso. E la prova è stata superata a pieni voti, senza dubbio.

In un momento in cui il calcio sembra quasi aver bisogno di un laterale difensivo votato all’attacco (Theo Hernandez, Hakimi, i due del Liverpool, Cuadrado, Cancelo, Jordi Alba e così via), Di Lorenzo pur essendo meno pungente ha dimostrato di meritare un posto in un’Italia moderna e divertente, incline al palleggio e alla costruzione dal basso, che vuole giocare. Qualche passaggio del torneo è stato comunque complicato. Il belga Doku ai quarti di finale lo ha saltato sistematicamente, guadagnandosi anche un calcio di rigore – seppur generoso – per un suo intervento in ritardo. C’è anche un po’ di perplessità sul gol del vantaggio dell’Inghilterra, dove le responsabilità su chi dovesse andare a chiudere su Shaw sembrano le sue. Nel complesso, tuttavia, il giudizio sui suoi Europei non può che essere molto positivo.

L’affermazione di Di Lorenzo in campo internazionale suggerisce anche un altro tipo di riflessione. Napoli non lo accolse molto bene, si sarebbe aspettata lecitamente un nome più altisonante, che assicurasse effettivamente un innalzamento della qualità in quel ruolo rispetto ad Hysaj. Spaventava il passaggio dal terzino dell’Empoli ad un altro terzino dell’Empoli. Ma l’etichetta non è tutto e Cristiano Giuntoli quella volta ci ha visto giusto, lo comprò a inizio giugno accelerando la trattativa quando fiutò che altri club stavano cominciando a muoversi per il giocatore, senza perdere tempo. Lo seguiva già da un po’ e per il direttore sportivo era all’altezza del compito. L’esordio fu indimenticabile, l’incredibile rimonta all’Allianz Stadium a cui partecipò segnando la rete del pareggio, vanificata soltanto dal rocambolesco autogol di Koulibaly per il 4-3 finale. In pochi avrebbero pensato che dopo i dilettanti e la Serie C, sarebbe arrivata anche la Nazionale con la vittoria degli Europei. E l’impressione è che ci siano ancora altri capitoli da scrivere.

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