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Gli Harlem Globetrotters scrivono all’NBA: «Dateci un posto in campionato»

La “magica” squadra che esibisce il basket spettacolo in giro per il mondo vuole fare il grande salto tra i “pro”. Ma per entrare serve una quota d’iscrizione di 2 miliardi di dollari, tra l’altro

Gli Harlem Globetrotters scrivono all’NBA: «Dateci un posto in campionato»

Gli Harlem Globetrotters vogliono un posto nell’NBA. Vogliono fare il grande salto: da squadra che da quasi cento anni esibisce nel mondo il suo basket spettacolo a franchigia competitiva. Hanno scritto una lettera aperta al Commissioner Adam Silver e all’assemblea dei proprietari: “Fateci giocare con voi”.

“Cara Nba, non ci vediamo da un pezzo, 72 anni, ma ancora ci ricordiamo quel giorno del 1949 in cui abbiamo affrontato i tuoi campioni del mondo, i Minneapolis Lakers. E per il secondo anno consecutivo, li abbiamo battuti”.

“Da noi arriva il primo giocatore di colore a firmare un contratto Nba, Nat Sweetwater. Da noi arriva il primo afroamericano a giocare in Nba, Earl Lloyd”.

“Quando l’Nba faticava ad andare oltre il migliaio di spettatori a partita abbiamo accettato di organizzare sfide tra le vostre squadre e i Globetrotters. Il basket senza di noi non sarebbe quello che è oggi. Ed è tempo che l’Nba riconosca quello che i Globetrotters hanno fatto per il nostro sport, sia qui sia nel mondo. È ora che l’Nba smetta di comportarsi come se noi non esistessimo”.

La Gazzetta dello Sport ricostruisce un po’ di storia di questa squadra iconica: “fondati nel 1926 a Chicago, due anni dopo hanno trasferito la loro sede a New York facendo virtualmente base ad Harlem, culla della cultura afroamericana (dove però non hanno giocato fino al 1968). E hanno cominciato a girare il mondo, una squadra composta da giocatori di colore che portava ovunque l’arte del canestro. Aiutando a rompere la barriera razziale nel basket. Un anno dopo quella sfida coi Lakers del 1949, l’Nba ha ammesso i primi giocatori di colore: il primo scelto al Draft, Chuck Cooper dai Boston Celtics, arrivava proprio dagli Harlem. I Globetrotters hanno continuato a vivere in un mondo parallelo all’Nba, influenzandone però notevolmente lo stile di gioco e attirando talenti come Wilt Chamberlain. Mr. 100 punti scelse gli Harlem per la sua prima avventura da pro’, nel 1958-59 quando non poteva ancora dichiararsi per l’Nba e prese parte alla storica tournée in Unione Sovietica in cui fece impazzir Mosca. Per poi tornare in squadra anche nelle estati senza Nba”.

L’NBA sta per davvero considerando l’aggiunta di altre due franchigie al campionato professionistico americano, che però dovrebbero pagare una “quota d’iscrizione” da 2 miliardi di dollari. In pole ci sono Seattle e Las Vegas.

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