Corriere: Conte è un top, ma non si adatta ai tempi, non ha fatto i conti con la crisi del calcio
Il calcio è più povero, come tutto il mondo, ma lui va avanti come se tutto fosse uguale a quindici mesi fa. Se non si libererà una panchina che riterrà degna di lui resterà a casa

Sul Corriere della Sera, Stefano Agresti scrive di Antonio Conte. E’ un allenatore top, su questo non ci piove, ma è come se non si rendesse conto che è in atto una pandemia. Non si adatta ai tempi, non ha fatto i conti con la crisi del calcio.
“Il calcio è più povero, come il mondo del resto: dodici club provano a evitare il tracollo finanziario tuffandosi nella Superlega, gli stipendi dei giocatori vengono pagati a singhiozzo, presidenti e direttori sportivi annunciano il mercato meno ricco della storia. Un disastro, insomma, che non risparmia nessuno. O quasi. Antonio Conte, lui, va avanti per la sua strada, come se tutto fosse uguale a quindici mesi fa“.
Ha mollato l’Inter,
“quasi indignato perché Zhang — che si è dovuto confrontare con le proibizioni del governo cinese oltre che con il Covid — gli ha spiegato di non potergli acquistare i campioni desiderati, ma anzi di doverne cedere qualcuno di quelli in organico”.
Poi ha fatto saltare la trattativa con il Real Madrid, nonostante l’offerta tutt’altro che al ribasso.
“Di fronte alle richieste di Antonio perfino un dirigente navigato come Florentino, che nel calcio ne ha viste di tutti i colori, ha strabuzzato gli occhi: meglio Ancelotti, sa accontentarsi“.
Ora ha detto no anche al Tottenham, nonostante il presidente Levy abbia provato a convincerlo mettendo sul piatto un’offerta economica ricca e il tentativo disperato di fermare Kane.
“Come passerà dunque Conte la prossima stagione? Se non si libererà qualche panchina che riterrà degna di lui (c’è una remota ipotesi Psg), resterà a casa. Pensando che i presidenti sono tutti incapaci perché, come ha dichiarato a Dazn, «un’azienda dovrebbe scegliere me, sono un vincente e una garanzia sul piano lavorativo e umano». Il problema, in realtà, è il contrario: non sono le aziende che non lo scelgono, ma lui che le rifiuta. Guai però dirgli che ha il difetto di essere troppo esigente”.