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Baggio: «L’idea del codino nacque per gioco grazie ad una cameriera d’hotel in America, durante i Mondiali»

In conferenza stampa: «Aveva delle treccine stupende, le feci i complimenti e le fece anche a me, per giocare le legai con un codino»

Baggio: «L’idea del codino nacque per gioco grazie ad una cameriera d’hotel in America, durante i Mondiali»

Mercoledì prossimo, 26 maggio, su Netflix sarà disponibile il film biografico dedicato a Roberto Baggio, “Il Divin Codino”. Oggi l’ex calciatore lo ha presentato in conferenza stampa.

Sul rigore sbagliato contro il Brasile:

Il discorso non andrà mai archiviato, me lo porterò dentro per sempre. Era il sogno della mia vita calcistica e allo stesso tempo un qualcosa che, per come è andata a finire, non posso mettere da parte. Perché a Massaro e Baresi non dicono mai nulla? Diciamo che io ho dato il colpo finale. L’ho vissuta malissimo, perché dopo aver sognato per milioni di notti di realizzare questo sogno, poi non ci sono riuscito. In ogni caso, nella vita non conta il risultato finale, ma l’impegno che hai messo per raggiungerlo. Sapere di aver dato tutto quello che puoi dare per provare a centrare il tuo obiettivo: è questa la cosa importante per me, la filosofia che mi ha sempre accompagnato”.

Sull’arrivo alla Fiorentina:
“Sono arrivato a Firenze nell’85 e per due anni non ho mai giocato per infortunio. La gente però mi ha aspettato e mi voleva bene lo stesso. È un qualcosa che non ho mai dimenticato. Io non dimentico mai niente di quello che mi è successo. Sarò sempre grato a tutti i tifosi che mi hanno voluto bene e hanno fatto tanti gesti bellissimi nei miei confronti”.
Nel film ci si sofferma sull’esperienza alla Fiorentina, su quella al Brescia e in Nazionale. Baggio commenta:
“Sono stati tre capitoli importantissimi della mia vita, però io non voglio dimenticare le altre squadre con le quali ho avuto l’onore e il piacere di giocare. Si è dovuto tagliare una parte importante di quella che è stata la mia carriera“.

Sul film:

“Una serie su di me non l’avrei mai fatta per scelta mia. Provavo vergogna solo a pensarlo, poi mi sono lasciato trasportare e sono felice del risultato finale. Per me ‘Il Divin Codino’ è stata una grandissima esperienza. Io e mia moglie abbiamo cercato di dare il massimo del supporto possibile, soprattutto per ciò che concerneva la mia vita. Sono stato diverse volte sul set e sono stato felice di farmi coinvolgere il più possibile. Poi un giorno ho portato il Pallone d’Oro, sono partito una mattina e l’ho portato su una scena. Tutti sono stati felici di vederlo“.

Sulla sua vita:

“Quando mi avvicinavo a un risultato importante (sportivo o di vita), l’ultima fase del percorso diventava veramente difficile. È un po’ il mio karma: ogni volta che stavo per raggiungere qualcosa che desideravo, dovevo combattere per ottenerla. Poi con il buddismo ho imparato ad accettare questa cosa. Oggi lo faccio con maggior serenità”.

Baggio ha raccontato come è nata la storia del “codino”.

L’idea è nata per gioco. Stavamo in hotel in America durante i Mondiali e c’era una cameriera di colore che aveva delle treccine stupende. Mi ricordo che quel giorno, parlando con lei per farle i complimenti, mi disse: «Perché non te li fai anche a te?». E dopo due ore era lì a farmele. Ovviamente non potevo tenere le treccine libere durante le partite e quindi mi è venuta in mente l’idea di legarli con un codino”.

Sull’educazione impartitagli dalla sua famiglia e di suo padre, morto l’anno scorso:

“Quella di mio padre è stata un’educazione rigida, ma è stata la base per non arrendermi mai e non mollare mai. Provo una profonda gratitudine nei confronti di mio padre. Quando ero giovane non capivo l’amore e la protezione che provava a modo suo nei miei confronti. Oggi l’ho capito. A un certo punto della mia vita mio padre era diventato come un nemico perché era sempre rigido, severo, ma alla fine è stato lui la base di un’educazione che mi ha imposto di non arrendermi mai, di non mollare, di andare sempre oltre. A volte si hanno problemi con i genitori, ma poi ci si accorge di loro quando non ci sono più”.

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