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Rezza: «Riaprire è un rischio, ma le attività chiuse sono un rischio più elevato»

A Repubblica: «La politica ha trovato una sintesi. Nessuno oggi può escludere che facendo ripartire scuole e altre attività la curva risalga»

Rezza: «Riaprire è un rischio, ma le attività chiuse sono un rischio più elevato»

Repubblica intervista Gianni Rezza, capo della Prevenzione del ministero alla Salute e membro del Cts. Il tema è quello delle riaperture. Illustra i dati della pandemia e dei rischi che ci sono. Perché ci sono, lo dice.

«La tendenza è alla diminuzione, che però è molto lenta. Siamo ancora a 180 casi settimanali per 100mila abitanti, un’incidenza ancora abbastanza elevata. È un bene che l’Rt resti sotto 1 ma c’è il problema delle terapie intensive ancora congestionate. Ci vorrà ancora un po’ per liberarle. Abbiamo ancora oltre 300 morti e 15mila casi al giorno, stiamo facendo delle riaperture in un momento in cui la curva sta flettendo leggermente. Il rischio c’è. Quello accettabile per un epidemiologo è zero, per un economista può essere invece 100 e per chi campa con un’attività che ha dovuto chiudere è ancora più elevato. È legittimo che la politica trovi una sintesi, dopodiché nessuno oggi può escludere che facendo ripartire scuole e altre attività la curva risalga».

Il Governo ha programmato la maggior parte delle riaperture a partire dal 26 aprile.

«Una eventuale crescita della curva si vedrà a distanza di due-tre settimane. Nel momento in cui allenti è normale che l’epidemia possa ripartire, a meno che non intervengano fattori esterni, come l’allargamento della vaccinazione. Noi poi abbiamo un sistema di allerta precoce, che consente di attuare misure restrittive prima che la curva riparta».

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