L’allenatore dell’Inter ha dimostrato di conoscere il calcio e le questioni di bilancio. De Zerbi ha raccontato che il calcio non è un’azienda. Lo vada a spiegare allo sponsor-padrone del Sassuolo

Su Il Giornale, Riccardo Signori elogia Antonio Conte per il modo in cui ha affrontato il discorso Superlega. La sua ultima conferenza stampa, scrive, “è stata esemplare nel dimostrare che l’allenatore dell’Inter vive per lo sport, ma comprende le ragioni di grandi club in affanno finanziario”.
“Conte ha dimostrato di conoscere la materia del contendere fra Uefa ed ex Superlega, a differenza di colleghi e giocatori che, probabilmente, neppure sanno quando gli agenti si presentano a chiedere congrui aumenti di ingaggio che vanno al di là della tenuta dei bilanci e del reddito di sopravvivenza”.
Ha riconosciuto che non si possono dimenticare tradizioni, passioni e meritocrazia, ma poi
“ha preso l’Uefa per le corna e l’ha fatta roteare per aria. «Rifletta: si prende tutti i diritti e riserva una piccola parte ai partecipanti. I club mettono giocatori che vengono spremuti come limoni, e alla fine ci rimettono le società che investono. I club devono essere premiati in modo più congruo. Se prendi dieci e gli dai tre non è giusto». Non c’è stato alcun altro così immediato, preciso, perfino dettagliato in una sintesi estrema per spiegare dove sta il peggio del sistema pallonaro”.
Conte conosce bene i problemi di bilancio. Spesso avrebbe voluto giocatori eccellenti e costosi e ha dovuto scontrarsi con gli equilibri finanziari delle società per cui allenava. Non come De Zerbi, che Signori paragona a un marziano.
“Non certo un Sassuolo, per esempio, dove l’allenatore parla come vivesse su Marte. Roberto De Zerbi, lui forse allenatore per caso, dapprima ha sostenuto che non avrebbe voluto giocare contro il Milan, reo di lesa maestà alla fiaba pallonara: dimenticando che gli bastava dimettersi dall’incarico. Poi ha raccontato che il calcio non è un’azienda. Già, lo vada a spiegare allo sponsor-padrone che, con cospicuo esborso, tiene in piedi la sua Juve della provincia“.
A Conte va fatto un applauso.
“Va tanto di cappello alla sfrontata ed onesta chiarezza di Conte: uno che vive per il calcio, ma nel calcio”.