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I salti mortali di stampa e tv per non dire mai “Kosovo” mentre la Spagna batteva il Kosovo

La Spagna non lo riconosce come stato indipendente e s’è dovuta inventare degli stratagemmi: iniziali in piccoli, nomi inventati, inno censurato. Roba da URSS anni 80

I salti mortali di stampa e tv per non dire mai “Kosovo” mentre la Spagna batteva il Kosovo

Tipo Fonzie, quando non riesce a dire “ho sbagliato”. La Spagna è riuscita a battere il Kosovo, senza mai ammetterne l’esistenza, nascondendolo pubblicamente con stratagemmi ridicoli. Portando a casa, con i tre punti buoni per la qualificazione ai Mondiali, anche una serata di “funambolismi televisivi”, come li definisce El Pais.

L’antefatto diplomatico è che la Spagna è l’unico tra i principali paesi occidentali a non riconoscere il Kosovo come stato indipendente. Perché – molto semplicemente – se lo riconoscessero tale firmerebbero un precedente che gli si ritorcerebbe contro nella questione indipendentista della Catalogna, o sui rapporti con Gibilterra, territorio reclamato al Regno Unito.

La Spagna avrebbe potuto mettere il veto agli incontri con il Kosovo, come accade tra squadre russe e ucraine, serbe e kosovare o armene e azere. Ma, come scrive El Paisla UEFA concede un solo veto alle Nazionali, tipo un jolly. E la Spagna se l’era già giocato con Gibilterra.

In Spagna giornali e tv si sono dovuti adeguare, cercando di dribblare financo il nome: “Kosovo”. Tanto per cominciare l’inno: in campo è stato suonato, perché lo impone la UEFA – che come abbiamo imparato durante la pandemia è superiore persino ai governi statali – ma l’emittente spagnola TVE semplicemente lo ha censurato, mandando in onda solo le immagini, senza l’audio.

La grafica del punteggio in sovrimpressione tradiva tutto l’imbarazzo: le iniziali della Spagna in maiuscolo come al solito, quelle del Kosovo in minuscolo.

La televisione pubblica ha chiamato il Kosovo per tutto il pre-gara “Federazione calcistica kosovara”, e la stessa Federcalcio spagnola invece si è limitata ad un vago “territorio del Kosovo”.

La parte più bella è stata la conferenza stampa della vigilia. L’addetto stampa della Nazionale spagnola ha detto ai giornalisti di non utilizzare la parola “Kosovo”. Il team manager kosovaro Bajram Shala allora ne ha fatto una questione di principio, e ad ogni domanda ha insistito perché i giornalisti reticenti pronunciassero la “parolaccia”. Così:

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