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Gli inquilini morosi si tengono la casa, la solidarietà di Stato la pagano i proprietari

Su Libero. Il blocco degli sfratti genera mostri: tra tanti disperati c’è chi se ne approfitta, e chi aveva la casa come unica fonte di reddito finisce sul lastrico

Gli inquilini morosi si tengono la casa, la solidarietà di Stato la pagano i proprietari

Il blocco degli sfratti, misura presa dal governo Conte e per ora tenuta in piedi dal governo Draghi per fronteggiare la crisi economica dovuta alla pandemia, ha prodotto una distorsione: proprietari di case regolarmente date in affitto che non vengono più pagati e che non possono riprendere possesso delle loro stesse proprietà. In pratica se l’inquilino decide di non corrispondere più il canone d’affitto – per qualsiasi ragione – non c’è modo di uscirne. Il che è evidentemente un problema sociale, perché non è sempre vero che il proprietario è ricco e forte e l’inquilino moroso è la parte debole, da difendere a prescindere. Il ribaltamento del dramma economico è storia di tutti i giorni.

Libero pubblica alcune delle centinaia di storie recapitate nella casella di Confedilizia, l’organizzazione da cui è partita una protesta nei confronti del governo, colpevole di aver scaricato sulle spalle dei proprietari di immobili parte del costo della pandemia, accollandola di fatto alla “solidarietà” coatta dei locatori, volenti o nolenti. “E se costoro stanno messi peggio del locatario inadempiente, pazienza”, scrive Libero.

Perché ovviamente ogni storia è diversa dall’altra. Ci sono migliaia di persone che hanno perso il lavoro e che basavano la loro sussistenza sulla casa data in affitto. E che continuano a pagare l’Imu e le altre imposte su un bene che di fatto non è a loro disposizione e non produce guadagni.

Secondo i dati del ministero dell’Economia e dell’Agenzia delle entrate ripresi da Confedilizia, quasi il 60 per cento dei proprietari ha un reddito annuo che non supera i 26mila euro lordi, in gran parte piccoli risparmiatori con un mutuo da pagare.

Il blocco va avanti così dal marzo del 2020 e potrebbe essere prorogato oltre la data prevista, del 30 giugno.

Lo Stato, per garantire un’equa soluzione del problema, avrebbe dovuto prevedere dei ristori o degli aiuti per gli inquilini incapaci di provvedere al pagamento dei fitti, garantendo così ai proprietari quel che è nel loro diritto: essere pagati come da contratto. E invece ha scelto di “salvare” i primi, punendo i secondi.

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