El Pais: “La natura popolare di Barca e Real è in via di estinzione, imbarazzante il silenzio della gente”
Zubizarreta: "In un club come il Barça, dove tutto ha una lettura sociale, anche la politica, arriva il grande tsunami e niente di niente. Un silenzio fragoroso"

La natura popolare del Real Madrid e del Barcellona è quasi morta, “in via d’estinzione” scrive Andoni Zubizarreta su El Pais. L’ex portiere iconico della Spagna e del Barca sottolinea come il silenzio dei “soci”, che in Spagna ancora posseggono i club principali, sullo tsunami Supercoppa è stato “imbarazzante”.
“Sono stato inizialmente sorpreso dalla comunicazione. Pensavo che un progetto che cerca di cambiare radicalmente il calcio europeo si sarebbe presentato con sfarzo. Conferenza stampa, interviste sui più grandi e influenti media europei e mondiali, un discorso armato e solido con le corrispondenti personalità di vari settori a sostenerlo… Ma niente di tutto ciò è accaduto. Solo un semplice comunicato rilasciato quasi all’alba di una domenica per annunciare la grande rivoluzione, la grande trasformazione del calcio”.
“Sono andato a vedere la reazione dei sindacati dei calciatori. Sì, lo so che i social network portano risposte individuali, ma a me interessava la reazione collettiva, quella globale. E ho trovato solo qualche vaga risposta, il sindacato mondiale che parla con le parole dei politici. Molto tatticismo, poca chiarezza“.
“E finalmente, ho visto le foto dei tifosi del Chelsea, la mobilitazione. E ho aspettato le nostre risposte. Dopotutto, il Real Madrid e il Barça appartengono a quella specie in via di estinzione (con l’Athletic) di club che appartengono ai soci, alla gente. E i proprietari non hanno detto niente. Silenzio assoluto. Non so se per ignoranza, disinteresse, disaffezione o paura finanziaria, ma il silenzio è stato fragoroso. In un club come il Barça, dove tutto ha una lettura sociale, anche la politica, arriva il grande tsunami e niente di niente. Né sostegno né proteste, né comunicazioni. Niente, zero”.
“E ora ci toccherà aspettare 10 anni per poter parlare delle riforme necessarie per il calcio, dell’eccesso di partite in calendario, della saturazione della televisione, della regolamentazione del mercato, della più equa distribuzione e promozione del calcio. Dieci anni persi in 48 ore”.