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Domani scade il ricatto dell’Uefa: “O l’Italia garantisce gli stadi aperti o perde i miliardi dell’Europeo”

Il simbolo dell’alienazione del calcio: l’Uefa tiene sotto scacco economico i governi, chiedendo garanzie impossibili da fissare ora

Il giorno è arrivato: domani scadono i termini entro cui l’Italia e gli altri Paesi “ospitanti” dovranno far sapere all’Uefa se saranno in grado o meno di rispettare il diktat: o si gioca con gli stadi aperti o gli Europei ve li scordate.

Cioè: mentre il mondo si barcamena tra panico, cure e morti, il calcio ribadisce la sua alienazione e pretende di dettare delle regole rigide dove non ce ne possono essere. Chiede cioè di garantire fin d’ora una misura che per ovvi motivi epidemiologici non può essere presa, se non scommettendo alla cieca sulla vita delle persone. E lo fa, peraltro, mettendo sotto ricatto (economico) governi di Stati sovrani, confermando la sua vocazione di ente superiore a qualunque gerarchia politica. Ne abbiamo scritto qui.

La decisione se aprire o meno spetta a Governo ed autorità sanitarie, più che alla Federcalcio che resta l’interlocutore dell’Uefa. Calcio e Finanza scrive che “il presidente Gravina è al telefono per garantire il via libera, che permetterebbe alla città di Roma di ospitare le gare degli Azzurri, a cominciare dalla sfida inaugurale con la Turchia”. E che “in questa operazione il presidente federale è supportato dal sottosegretario allo Sport Valentina Vezzali”.

In ballo, come scrive Repubblica, “ci sono miliardi di euro di diritti tv e sponsorizzazioni”. Il ministro della Salute Speranza ha da tempo dato la disponibilità ad allestire un progetto ad hoc per un Olimpico “socchiuso”, con un po’ di pubblico sugli spalti.

Delle dodici città scelte per l’Europeo itinerante (Roma, Amsterdam, Baku, Bilbao, Bucarest, Budapest, Copenaghen, Dublino, Glasgow, Londra, Monaco e San Pietroburgo), finora poche hanno fornito le garanzie richieste. Come se fosse possibile garantire alcunché, in questa fase della pandemia. Per l’Uefa si può e si deve fare, il virus è solo un danno collaterale.

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