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«Pensiamo a divertire il nonno davanti alla tv». La deriva nazionalpopolare di Southgate

Il ct inglese epico in conferenza stampa: “Se ci trasmettono sulla tv terrestre dobbiamo pensare alla gente a casa, non a vincere. Ai nostri ricordi da bambini. A quella storia d’amore”

«Pensiamo a divertire il nonno davanti alla tv». La deriva nazionalpopolare di Southgate
Londra (Inghilterra) 29/06/2021 - Euro 2020 / Inghilterra-Germania / foto Uefa/Image Sport nella foto: Gareth Southgate

Gareth Southgate come Pippo Baudo. La nazionale inglese “non deve vincere, deve intrattenere la gente. Soprattutto in questo triste periodo di pandemia”.

Il ct dell’Inghilterra spiega la missione sociale del calcio, o quantomeno del suo calcio. Che ha che fare col “nonno davanti alla tv”. Southgate ritiene che ci sia un dovere di “dare spettacolo”, sia per la qualità degli attaccanti che ha disposizione sia per la necessità di alleviare le pene del paese.

“Penso che ci sia sempre quella responsabilità come squadra nazionale. Abbiamo pubblico di calcio diverso, soprattutto quando le partite sono trasmesse dalla TV terrestre. I tifosi di ogni club del paese, ogni nonno, ogni zio. Sono momenti che vanno condivisi seduti tutti insieme. Penso che riguardi i nostri primi ricordi dell’Inghilterra”.

“Abbiamo giocatori entusiasmanti. Cerchiamo di giocare un buon calcio! Ogni volta che viaggiamo lo vediamo: le bandiere dei diversi paesi e città, che ci seguono. L’Inghilterra è estremamente importante per le persone. Ci sono partite indimenticabili. In testa ho una tripletta di Luther Blissett, il ricordo di me bambino che guardava l’Inghilterra vincere per 9-0 contro il Lussemburgo nel 1982. Ci sono piccoli momenti in quelle partite, che ci fanno tornare bambini. E noi dobbiamo creare i ricordi di molti giovani che magari domani guarderanno l’Inghilterra e per la prima volta vedranno un certo giocatore giocare. Ricorderanno che è stato il giorno in cui ho visto chi giocava per l’Inghilterra per la prima volta. Non dovremmo mai perdere di vista quella storia d’amore. E la nazionale ne è il più grande esempio”.

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