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“Se riaprono cinema e teatri perché gli stadi no?”. Gravina non s’è accorto che l’Italia è quasi in lockdown

Il Presidente della Figc ha un talento nello scegliere esempi – cinema e teatri sono chiusi da un anno – e timing: rilancia la sua battaglia mentre il governo sta per richiudere tutto

“Se riaprono cinema e teatri perché gli stadi no?”. Gravina non s’è accorto che l’Italia è quasi in lockdown

Non è tanto il concetto in sé. E’ il timing. Il presidente della FigcGabriele Gravina, invitato in audizione dalla Commissione cultura e sport del Comune di Firenze, è tornato sul “tema a lui tanto caro”: la riapertura degli stadi. In un momento in cui si va verso l’Italia intera in zona rossa con i weekend e la Pasqua blindati, Gravina rilancia la sua vecchia battaglia. Tra l’altro usando un metro di paragone perdente già in partenza: perché cinema e teatri sì e gli stadi no?

“Non mi sembra sia un grande pericolo, per la salute dei nostri tifosi, a far entrare 100 persone in impianti che ne possono contenere 500-1000, o a far entrare 10mila persone in stadi da 60mila, con il rispetto dei protocolli che abbiamo provato sul campo di saper applicare e di saper comunque portare avanti con grande senso di responsabilità, in uno sport, il calcio, che si svolge all’aperto”.

“La cultura sta cercando di ottenere la possibilità di riaprire cinema e teatri in percentuali minime, ma comunque c’è l’idea di poter riaprire. Io credo che non ci sia nulla di offensivo nel poter declinare un concetto fondamentale a me tanto caro, che anche lo sport è cultura”.

Notevole il passaggio sul rispetto dei protocolli, “portati avanti con grande senso di responsabilità”… In questo momento c’è una partita, Lazio-Torino, mai giocata e ancora sub iudice proprio per tenere il punto sul “protocollo”, a dispetto delle sentenze della stessa giustizia sportiva.

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