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Avere i giocatori più forti aiuta a vincere le partite

Il Napoli non ha opposto un reale piano-partita alla strategia di Mihajlovic. Con Osimhen ha allungato la squadra, è diventato verticale

Avere i giocatori più forti aiuta a vincere le partite

Il Napoli ha il valore dei suoi singoli

Nell’analisi tattica del match d’andata contro il Bologna, il Napolista scrisse di come il Napoli di Gattuso fosse riuscito a battere gli avversari «perché alcuni dei suoi giocatori più forti – più forti in senso assoluto, e rispetto a quelli del Bologna – hanno potuto esprimersi bene». Era il 9 novembre 2020, sembra passata una vita. Anzi: è passata una vita. Possiamo dirlo. Eppure quella situazione si è ripetuta uguale a sé stessa, o comunque in maniera molto simile, nella gara di ieri sera allo stadio Maradona. Anche il 7 marzo 2021 il Bologna di Mihajlovic ha deciso di affrontare il Napoli senza snaturarsi, anzi esasperando un gioco ambizioso in tutte le fasi, mostrando una certa personalità, valori tecnici di spessore e una buona tendenza al controllo della partita.

Rispetto al match di novembre, il tecnico serbo ha scelto uno schieramento più lineare, meno fluido: 4-2-3-1 classico in fase offensiva che diventava 4-4-2 in fase difensiva. Ciò che non è cambiato è la volontà di imporre un ritmo alto, di ricercare costantemente i movimenti in profondità degli uomini avanzati, soprattutto quelli di Rodrigo Palacio. Forse la decisione di non inserire Barrow e Orsolini dal primo minuto ha leggermente ridotto la componente di pura verticalità, ma il Bologna visto ieri sera non ha mai negoziato sul suo atteggiamento, ha mantenuto sempre alti i ritmi di possesso e la pressione sul Napoli.

Cinque uomini in pressione alta sulla prima costruzione del Napoli: una costante nella partita del Bologna

Da parte sua, il Napoli ha avuto il merito/fortuna di sbloccare subito la gara. Di farlo attraverso una bella intuizione di Fabián Ruiz e un grande tocco di Zielinski, perfettamente assecondati da Insigne con un intelligente tiro di prima intenzione. È stato un gol di possesso, anzi di accerchiamento, frutto della qualità individuale di tre grandi giocatori. Ovvero, proprio quello che alla fine ha fatto la differenza: la squadra di Gattuso, infatti, non ha opposto un reale piano-partita alla strategia di Mihajlovic; si è limitata a trovare il primo gol e poi, nel secondo tempo, ad adattarsi agli avversari. Non c’è niente di negativo e/o di poco nobile in questa strategia. Ma allo stesso tempo è necessario essere consapevoli di cos’è il Napoli, oggi: una squadra che vale quanto la somma delle qualità (alte) dei suoi giocatori rispetto al contesto.

Niente di molto differente rispetto alla gara d’andata, dunque. Allora gli spazi lasciati – inevitabilmente – da una squadra offensiva e aggressiva come il Bologna diventarono una riserva di caccia perfetta per Osimhen e Lozano. Ieri sera è successa la stessa cosa nel secondo tempo, ma a questo ci arriveremo. Dobbiamo iniziare parlando dei primi 45′, una frazione di gioco in cui, come detto, il Napoli trovato il vantaggio al primo affondo vero; dopo il gol, però, la squadra di Gattuso non ha potuto (saputo?) fare altro che subire l’iniziativa del Bologna.

I numeri confermano questa sensazione: dopo la rete di Insigne, la squadra di Gattuso ha tirato una sola volta in porta fino all’intervallo; nello stesso periodo, il Bologna ha colpito un palo con Skov Olsen (anche se in quel momento gli azzurri erano in dieci a causa dell’infortunio di Ghoulam) e ha costretto Ospina a una parata complicata (su colpo di testa di Palacio).

In alto, la mappa di tutti i palloni giocati dal Napoli dopo il primo gol di Insigne fino all’intervallo; sopra, la stessa mappa riferita al Bologna. Si noti la differenza dei tocchi in area: solo 3 per il Napoli, 8 per il Bologna.

In pratica, il Napoli del primo tempo ha confermato le sue criticità di lungo corso: quelle di una squadra che, in fase offensiva, non riesce a esprimersi attraverso principi e/o meccanismi riconoscibili oltre il possesso palla in fase di costruzione. Per dirla con poche parole, anche più semplici: il Napoli 2020/21 è una squadra inoffensiva se e quando i suoi migliori elementi non trovano le giocate risolutive. Del resto anche i più grandi fuoriclasse fanno fatica a essere decisivi quando la loro squadra non li supporta, non riesce ad azionarli con continuità.

Il problema del Napoli è che o l’unico concetto veramente implementato nella memoria tattico-muscolare dei giocatori, la famosa impostazione dal basso, non può essere efficace per via di una mancanza di uomini-chiave nei ruoli-chiave. Ieri sera, giusto per fare un esempio, la prima costruzione è stata affidata a: Ospina, Di Lorenzo, Rrahmani, Koulibaly, Ghoulam, Demme e Fabián Ruiz. Il pallone è passato soprattutto da Koulibaly (75 tocchi) e Demme (71), ma in entrambi i casi parliamo di elementi con qualità di regia piuttosto elementari. Per non dire limitate. E allora a cosa serve tenere il possesso palla per il 53% del dato campione (riferito al primo tempo) se non si hanno gli strumenti per farlo fruttare a livello offensivo?

In alto, le posizioni medie del Napoli nel primo tempo; sopra, uno dei tanti momenti della prima frazione di gioco in cui Demme si è trovato in posizione più arretrata rispetto a Fabián.

Nella gara contro il Bologna, Gattuso ha riproposto una piccola variazione già attuata contro il Benevento. Si vede chiaramente nelle immagini appena sopra: nel primo tempo, il doble pivote Fabián-Demme si è posizionato in maniera sfalsata, con lo spagnolo che tendeva ad alzarsi di più rispetto al compagno di reparto. L’obiettivo era cercare di creare maggiori linee di passaggio dietro il pressing avversario, e anche stavolta la strategia ha permesso a Fabián di offrire una prestazione migliore rispetto a quelle horror di fine 2019: il centrocampista andaluso è stato il miglior giocatore del Napoli per precisione nei passaggi (accuratezza del 90% su 48 appoggi tentati), inoltre ha servito 2 passaggi chiave ed è stato molto puntuale in fase difensiva – 7 eventi totali, ovvero 4 contrasti vinti e 3 passaggi intercettati.

Il secondo tempo

Come detto, qualcosa è cambiato nel secondo tempo. Semplicemente, Gattuso ha potuto ricomporre lo stesso scenario che, a novembre, aveva permesso al Napoli di battere il Bologna. Grazie all’ingresso di Osimhen, infatti, gli azzurri hanno trovato un modo migliore per adattarsi al gioco degli avversari. Come? Attaccando velocemente la profondità, grazie alla prestanza fisica e alla corsa dell’attaccante nigeriano.

In porta in due passaggi

Il gol che vedete sopra può sembrare casuale, ma in realtà è molto tattico. Perché, grazie all’ingresso di Osimhen, il Napoli ha potuto iniziare a giocare il pallone sul lungo, senza passare necessariamente da una costruzione sofisticata. I numeri, ancora una volta, sono una conferma empirica di questa sensazione: prima della sostituzione tra Mertens e l’attaccante nigeriano, la squadra di Gattuso ha tentato un lancio lungo ogni 12 passaggi; dal 56esimo fino a fine gara, questo dato è stato abbattuto: un lancio lungo ogni 4 passaggi.

In questa partita, giocare velocemente in verticale era il modo migliore di attaccare l’avversario. Si vede chiaramente nell’azione precedente: il Bologna, assecondando la propria vocazione a essere una squadra aggressiva e offensiva, attacca con sette uomini nella metà campo avversaria; Osimhen può affrontare Danilo uno contro uno, ed è evidente come il cambio di passo sul lungo lo renda incontenibile per il difensore brasiliano del Bologna. Oltre alla sensazione trasmessa da questa azione particolare, anche i dati offrono un’ulteriore conferma del cambio di paradigma: dall’ingresso di Osimhen, il dato grezzo sul possesso palla è stato favorevole al Bologna con percentuali bulgare (70%-30%); nonostante questo squilibrio, il Napoli ha tentato più tiri in porta (4-3) e ha costruito più occasioni da gol su azione manovrata (5-4) rispetto agli avversari.

Differenza nell’atteggiamento delle due squadre tra primo e secondo tempo

Come si vede anche dalle immagini sopra, nel secondo tempo il Napoli ha stravolto completamente il suo modo di stare in campo. Si è abbassato, ha compattato le due linee difensive, ma nel frattempo Osimhen ha allungato il campo in avanti. Se ne sono giovati tutti: lo stesso Insigne, l’elemento che più di ogni altro “chiede” un gioco di possesso ricercato alla propria squadra e ai propri compagni, ha offerto una prestazione molto più convincente.

Due passaggi anche stavolta, per forzare l’errore avversario

Pure il secondo gol nasce da da una palla giocata veloce, in verticale: come si vede all’inizio del video appena sopra, il Napoli cerca Osimhen su una rimessa laterale; la spizzata del nigeriano determina una situazione di parità numerica in campo aperto, quindi in qualche modo crea una condizione di difficoltà da cui De Silvestri fatica a uscire. Il rimpallo premia Insigne, che poi ha la qualità per battere Skorupski con un tiro dal limite.

La qualità dei singoli (di nuovo)

Ecco, siamo di nuovo al punto di partenza: la qualità dei singoli esaltata in un contesto favorevole. Osimhen prima, Insigne poi: i due gol che hanno indirizzato Napoli-Bologna nascono da una variazione sul piano partita iniziale che, in qualche modo, ha permesso al Napoli di mutare. Di adattarsi rispetto alle richieste del contesto. Alla fine della gara, è parso evidente come la prestazione tattica del Bologna sia stata nettamente migliore rispetto a quella della squadra di Gattuso. Solo che l’obiettivo del calcio non è vincere ai punti, quanto fare più gol dell’avversario (o subirne uno di meno).

Questo non vuol dire che avere un’identità di gioco e restarle fedele nel tempo sia un errore in senso assoluto. Però si tratta di un approccio che non è funzionale per tutte le squadre. Non lo è per il Napoli 2020/21, che ha una rosa squadra costruita senza riferimenti tattici fissi, composta da tanti giocatori di buona qualità, certo, ma tutti diversi tra loro. A inizio anno, Gattuso aveva puntato tutto su Osimhen, su un Napoli verticale. Ma è stato sfortunato nel perdere l’attaccante nigeriano. Dopo, quando si è capito che la sua assenza sarebbe stata più lunga del previsto, non ha avuto la forza di dare stimoli diversi e nuovi ai suoi giocatori. Se non quello della costruzione dal basso, un concetto ormai fuori focus e fuori target per questo gruppo.

Conclusioni

Il Napoli, oggi, sta tornando ad assomigliare a ciò che doveva essere. Ovvero una squadra fluida, in grado di cambiare volto e di incidere attraverso il talento dei singoli, che magari rinuncia a un sistema tattico fisso, ma nel frattempo esplora sempre nuove soluzioni, di partita in partita e all’interno della stessa partita. Gattuso ha l’alibi di aver perso prima Osimhen, poi Mertens e poi anche tanti altri giocatori. Ma non è stato il solo a dover fare i conti con questa situazione. E una rosa di valore come quella del Napoli non può esprimere un gioco così inefficace e povero, soprattutto in fase offensiva.

Ora le prospettive potrebbero cambiare. Ovviamente il ritorno di Osimhen andrà in qualche modo testato contro avversari di livello più alto, ma come detto c’è qualche segnale positivo. Era quello che serviva in vista di tre partite importanti contro squadre che precedono il Napoli in classifica. Il fatto che Roma, Juventus e Milan siano così diverse tra loro può rappresentare un vantaggio, anzi uno sprone per Gattuso: se riuscirà a essere ambizioso nella sua ricerca di soluzioni tattiche diverse e diversificate, se riuscirà a rendere di nuovo mutevole il Napoli, senza farsi dominare dalla paura di perdere le sue (pochissime) certezze tattiche, allora i risultati potranno essere positivi.

In qualche modo, il tecnico calabrese potrebbe ribaltare in extremis la sua stagione e la sua (auto)narrazione di tecnico identitario e sistemico. Farebbe il bene del Napoli, ma se ne gioverebbe anche lui, in vista di un’avventura altrove che pare certa, data la scadenza del contratto. Arrivare a fine stagione con un Napoli condotto in Champions League nonostante i problemi della rosa, anzi grazie alla sua capacità di lettura dei momenti e delle partite, potrebbe essere un biglietto da visita interessante.

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