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I ritorni di Mertens e Ghoulam

La gara contro il Benevento non può essere indicativa. Sia per la forza dell’avversario sia per la decisione di tornare nella comfort zone del possesso

I ritorni di Mertens e Ghoulam
foto Hermann

Il ritorno del Napoli di possesso

La vittoria per 2-0 contro il Benevento è stata segnata da tre ritorni fondamentali: quello di Mertens, quello di Ghoulam e quello del Napoli di possesso. O meglio: di un Napoli di possesso non solo coerente, ma anche efficace in alcuni segmenti della partita. In realtà, il gioco e l’atteggiamento mostrati dalla squadra di Gattuso sono una conseguenza delle scelte iniziali dell’allenatore, ovvero proprio della disponibilità di Mertens e Ghoulam. La loro presenza ha reso più logico l’undici titolare. E basta fare un veloce censimento per capire cosa intendiamo: oltre a Ghoulam e Mertens, anche Koulibaly, Fabián Ruiz, Zielinski, Insigne e Politano possono essere considerati calciatori di possesso – ovvero atleti che si sentono più a loro agio in una squadra che ama risalire il campo attraverso azioni sofisticate, condotte con molti tocchi, con molti passaggi.

L’utilizzo di sei elementi con queste caratteristiche ha permesso al Napoli di andare – spesso – oltre il giro palla senza costrutto. La squadra di Gattuso ha dato la sensazione di controllare la gara, anzi di dominarla, attraverso il possesso, ma ha anche creato diverse occasioni da gol senza perdere solidità in fase passiva. I numeri, in questo senso, sono eloquenti: i giocatori azzurri hanno tentato per 18 volte la conclusione verso la porta avversaria, 8 nel primo tempo e 10 nella ripresa; di questi tentativi, 9 sono arrivati dall’interno dell’area piccola e altrettanti oltre i 16 metri; il Benevento, invece, è arrivato 4 volte alla conclusione, di cui una nel primo tempo. Va detto, però,  che anche l’approccio degli avversari  ha favorito il dominio del Napoli: secondo i dati della Lega Serie A, il Benevento ha tenuto il baricentro a 39 metri nel primo tempo, con un possesso palla del 33%.

Il 4-2-3-1 del Napoli in fase di impostazione. In questo frame, Politano è più avanzato, quindi è fuori inquadratura; si vede benissimo Zielinski agire qualche metro più avanti rispetto a Bakayoko e Fabián. Come vedremo in seguito, però, lo spagnolo avrà un ruolo molto più fluido rispetto a quello “classico” dell’interno di un centrocampo a due.

Ovviamente la prestazione incoraggiante del Napoli va oltre il rientro di due giocatori nella formazione titolare. Come si vede anche da questa immagine, Gattuso ha disposto la sua squadra con il 4-2-3-1/4-4-2, e Zielinski nello slot di sottopunta. Anche questa è stata una scelta che ha reso più reso più continua, e anche più varia la manovra del Napoli: il polacco si è mosso con maggiore libertà rispetto a quanto potrebbe fare una mezzala del e nel 4-3-3, esplorando alternativamente la fascia destra e quella sinistra.

Così il Napoli ha potuto alternare la ricerca della superiorità numerica a quella posizionale, senza concentrarsi solamente sulla stessa corsia. Non a caso, a fine partita, Insigne è risultato essere il terzo giocatore azzurro per numero di palloni giocati (82), seguito da Ghoulam (79); eppure il Napoli ha bilanciato il gioco sui due lati del campo: 39% di azioni costruite sulla destra e 39% di azioni costruite sulla sinistra.

Tutti i palloni giocati da Zielinski nello slot di sottopunta.

Torniamo a Mertens e Ghoulam: perché sono stati così importanti, per il Napoli? Il primo dato l’abbiamo già snocciolato: i 79 palloni giocati da Ghoulam. La differenza rispetto a un altro terzino di possesso come Mário Rui, sta nella diversa fisicità, nella maggiore falcata, quindi in una propensione più spiccata ad attaccare e poi a rientrare velocemente.

Del resto, nel momento migliore della sua carriera (l’anno solare 2017), il terzino algerino era un giocatore incredibile proprio perché riusciva ad abbinare un’ottima qualità nel possesso statico e nella costruzione bassa – anche Mário Rui ha queste caratteristiche – con corse e sovrapposizioni tipiche dei classici fluidificanti. Era un giocatore affidabile nel giro palla ma anche un’arma offensiva e un regista laterale. Magari non offriva garanzie assolute a livello difensivo, nella pura arte delle marcature e nelle coperture preventive. Ma queste mancanze erano compensate dall’atteggiamento aggressivo suo e della squadra. Ed erano sicuramente meno evidenti rispetto a quelle di Mário Rui – che, giusto per gradire, è alto 20 centimetri in meno dell’algerino, 168 cm contro 188.

I primi due dall’alto campetti riguardano Mário Rui, e riportano tutti i palloni giocati dal portoghese nelle gare interne contro Parma (la prima) e Juventus (la seconda). La terza immagine, invece, raccoglie tutti i palloni giocati da Ghoulam nella partita contro il Benevento. La differenza è enorme, perciò evidentissima.

Ecco, ieri il Napoli ha ritrovato quel Ghoulam. La differenza che si percepisce in questi screen rispetto a Mário Rui trova riscontro anche nei numeri: contro il Benevento, il terzino algerino ha servito 2 passaggi chiave, ha tentato per 2 volte la conclusione in porta, ha servito 24 passaggi in avanti. Anche il gol di Mertens nasce da un suo tiro un po’ sbilenco. Quella che ha portato alla rete dell’attaccante belga, rivedendola, può sembrare un’azione casuale; e invece si tratta di una giocata tattica, che nasce da un atteggiamento proattivo, aggressivo, offensivo. Da una delle tantissime corse in avanti fatte da Ghoulam, nel corso della gara, per supportare la manovra d’attacco.

Il gol di Mertens

Anche in difesa il contributo dell’algerino è stato molto significativo: ha recuperato 6 volte il pallone e ha vinto 4 duelli aerei con i giocatori avversari. Questi dati ne fanno il recordman in campo per entrambe le statistiche, anche se ovviamente vanno pesati in relazione alla scarsissima consistenza offensiva del Benevento – come tutte le altre cifre e tutte le altre sensazioni della partita di ieri.

Mertens

L’altro ritorno importante di Napoli-Benevento, come detto, è stato quello di Dries Mertens. Il belga ha rispolverato il suo repertorio di attaccante associativo, muovendosi molto per ricevere il pallone sui piedi e poi attaccare l’area di rigore. Per comprendere perfettamente quello che intendiamo, utilizziamo il video del secondo gol del Napoli, realizzato da Politano (o da Di Lorenzo?).

Il secondo gol del Napoli

Mertens retrocede a inizio azione per offrire uno scarico tra le linee; quando vede che il pallone si sta spostando verso destra attacca l’area, ma poi si ferma di nuovo perché Zielinski sterza e serve Insigne; a quel punto, il belga gira intorno a Insigne e attacca la porta da quel lato, mentre a destra ci sono Politano e Di Lorenzo che tagliano dentro. Insigne ha la qualità per servirli: due contro due con i difensori avversari e il pallone finisce dentro.

In una squadra che può/vuole/sa praticare il gioco di possesso intensivo, avere un giocatore di questo tipo – che sa interpretare le azioni in maniera velocissima, sa associarsi con i compagni laddove occorre – risulta fondamentale per muovere la difesa avversaria, perché l’azione non ristagni al limite dell’area, come succede negli accerchiamenti della pallanuoto. Negli ultimi anni, Mertens è stato giustamente celebrato come un grande cacciatore di gol – più in alto abbiamo visto il tocco di puro istinto che ha determinato il vantaggio del Napoli – ma la realtà è che in certe partite, quando la sua squadra riesce a muovere il pallone con una certa velocità, Dries è importante innanzitutto come fonte di gioco. Di movimenti e tocchi che determinano azioni pericolose.

Fabián Ruiz

Un altro giocatore che si è giovato della buona prestazione collettiva è stato Fabián Ruiz. Gattuso ha deciso di schierarlo nel doble pivote accanto a Bakayoko, e lo spagnolo ha risposto con una gara di grande presenza e intensità. I dati confermano questa percezione: Fabián è il giocatore che ha giocato il maggior numero di palloni (87); è quello che ha corso di più (12,144 km) e che è riuscito a servire il maggior numero di passaggi in avanti (40) di tutti quelli che ieri erano in campo.

In questo senso, Fabián è stato aiutato molto dalla mobilità di Zielinski dietro le linee avversarie di cui abbiamo parlato in precedenza. Ma è evidente pure come l’andaluso abbia recuperato una buona condizione e, così è più facile che possa essere più efficace, e anche creativo, a patto però di essere inserito in una squadra che funziona. Che gira. Che ha un’idea, un piano-partita coerente con i calciatori che vanno in campo.

In alto, la heatmap di Fabián Ruiz, ovvero le zone in cui il centrocampista spagnolo ha agito di più durante Napoli-Benevento; sopra, le posizioni medie dei giocatori del Napoli nella prima frazione di gioco.

Come si vede chiaramente dalle due immagini sopra, in fase di possesso Fabián Ruiz ha giocato leggermente più avanti rispetto a Bakayoko. È un’evidenza tattica importante, soprattutto per una squadra che ha deciso di tenere il possesso per larghi tratti della partita: i movimenti di Fabian, Zielinski e Mertens nei mezzi spazi, tra l’altro su tre altezze offensive differenti, hanno determinato maggiori linee di passaggio, quindi più alternative dopo la costruzione dei difensori. Se nelle ultime (scadenti) partite il Napoli aveva mosso il pallone dal basso andando esclusivamente verso gli esterni, per poi rimanere chiuso, prigioniero sulla linea laterale, contro il Benevento abbiamo visto molti più scarichi verso la zona centrale. A quel punto, i giocatori di Gattuso hanno potuto insistere sulla loro corsia oppure cambiare nuovamente fascia, pescando i loro compagni sul lato opposto – che a quel punto diventava inevitabilmente lato debole.

In alto, un lancio di Fabián Ruiz che taglia il campo da destra a sinistra. Il Benevento non fa pressing ma densità difensiva sul lato palla, e allora lo spagnolo può aprire il gioco sulla fascia opposta. Ghoulam riceverà il pallone in isolamento e tenterà un cross a centro area. Nel campetto sopra, tutti i cambi di gioco effettuati nella gara di ieri da Bakayoko, Fabián, Insigne, Zielinski e Politano.

In queste particolari situazioni, Fabián Ruiz è stato molto preciso. Ha dimostrato – ancora una volta – di essere un giocatore abilissimo nel muoversi in funzione della palla, nel farsi trovare in una posizione sempre diversa, per velocizzare a sua volta il possesso con passaggi ambiziosi e progressioni che tengono alta l’intensità tecnica del gioco della sua squadra. Ecco, questa è stata la grande differenza rispetto alle ultime partite: il Napoli è sceso in campo con un’idea e ha insistito su quella, cercando di mantenere sempre alta la pressione sugli avversari. L’idea era quella di muovere il pallone per muovere la linea difensiva, non sempre si è concretizzata ma quantomeno si è visto un tentativo. Si è visto un progetto offensivo. Si è vista una squadra che ha lavorato con un criterio, rispettando un contesto tattico. Con un certo numero di calciatori a loro agio in questo contesto.

I demeriti del Benevento

Da parte sua, come già anticipato, il Benevento ha agevolato il Napoli con il suo piano partita. Se nella gara d’andata la squadra di Inzaghi aveva deciso di venire a marcare alti i giocatori avversari, questa volta ha deciso di rimanere bassa a protezione della sua area di rigore. In fase di ripartenza, l’obiettivo dei giallorossi era cercare il pallone tra le linee per le mezzali, oppure il lancio in verticale per gli attaccanti. La strategia non è riuscita, perché il Napoli ha saputo accorciare bene il campo in fase difensiva, appoggiando quindi nella maniera giusta il suo gioco di possesso in avanti.

Baricentro di Napoli e Benevento nel primo tempo della gara di ieri.

Forse la squadra sannita è stata troppo conservativa nel suo piano partita. Anche al rientro in campo dopo l’intervallo, il momento in cui il Napoli è parso meno intenso nel suo gioco, gli uomini di Inzaghi non sono riusciti a trovare e applicare dei meccanismi offensivi più ambiziosi o sofisticati. Certo, è anche una questione di valore assoluto, di qualità individuale che diventa collettiva. È per questo che la vittoria colta dal Napoli deve essere accolta con ottimismo, ma senza esagerare. Non tutti gli avversari degli azzurri avranno l’atteggiamento e la consistenza del Benevento.

Conclusioni

In questa rubrica, abbiamo sempre evidenziato la necessità, da parte del Napoli, di essere una squadra mutevole. Ovvero, in grado di adattarsi alla mutevolezza del contesto interno ed esterno. Le scarse alternative a disposizione negli ultimi mesi sono certamente un’attenuante per Gattuso, ma non per sconfitte come quelle contro il Granada o il Genoa, oppure per la confusione tattica mostrata nelle gare contro l’Atalanta tra Coppa Italia e campionato.

Contro il Benevento, il recupero di alcuni giocatori sembra aver fatto ritrovare intuitività e iniziativa al tecnico calabrese: la costruzione dell’asse centrale Fabián-Zielinski-Mertens e l’utilizzo di Ghoulam sulla fascia hanno determinato dei miglioramenti/cambiamenti evidenti. E così il Napoli ha vinto in maniera netta e non casuale. Gli interrogativi sul futuro, però, restano intatti: il prossimo rientro di Osimhen, di Lozano e degli altri infortunati farà sorgere di nuovo la confusione nella testa di Gattuso? Oppure la disponibilità di tante soluzioni si rivelerà una ricchezza da gestire, come a inizio stagione?

La gara contro il Benevento, come detto, non può essere indicativa. Quantomeno non può esserlo del tutto. Per due motivi: la forza (relativa) dell’avversario e la decisione, da parte del Napoli e di Gattuso, di tornare nella propria comfort zone, quella del gioco di possesso. Questa volta è stata una scelta fatta in maniera intelligente, logica e lineare, in risposta a un contesto – interno ed esterno – che richiedeva proprio questo, dato il ritorno di Mertens e Ghoulam, l’atteggiamento del Benevento, dato tutto quello in cui abbiamo parlato in questa analisi. Ma cosa succederà quando il Napoli dovrà affrontare squadre più forti e più aggressive? Cosa succederà al rientro di Osimhen, Lozano, Petagna? Gattuso dovrà rispondere a queste domande. E proprio dalla quantità e dalla qualità delle sue risposte passano ambizioni e risultati del Napoli, da qui alla fine della stagione.

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