Se un marziano a Roma fosse arrivato ieri sera all’Olimpico avrebbe pensato di aver sbagliato rotta e destinazione.
Se un marziano a Roma fosse arrivato ieri sera avrebbe pensato di aver sbagliato rotta e destinazione.
È l’attacco di Gabriele Romagnoli che su Repubblica spiega le differenze tra il derby di ieri sera all’Olimpico e tutti gli altri derby.
Ci sono le luci, ma non le voci.
Non è certo il primo derby che si è giocato a porte chiuse a causa della pandemia, ma per Lazio e Roma era la prima volta
Ne soffre più degli altri, perché Roma senza clamore, fragore, livore, non è Roma: togli l’eccesso e le annulli l’identità
L’Olimpico con la curva Nord e Sud vuote sembra Marte, un ambiente ovattato in cui i suoni rimbombano.
Ma una nota positiva si può trovare ed è stata l’assenza del pubblico peggiore
Il derby di Roma ha smesso per una volta di essere la minaccia alla quiete che induceva a spostare orari e truppe in assetto di guerra. Le tifoserie si sono presentate vicino ai campi con striscioni appesi a una gru per essere visibili all’inaccessibile interno, hanno scortato le squadre allo stadio, i più esagitati si sono radunati sul ponte a mimare la violenza
Col veleno però se ne è andato anche una parte del sapore di questo derby
Nessun brivido condiviso e moltiplicato, soltanto la distanziata malinconia di cui si fa emblema Zaniolo in tribuna.
Eppure questo è il massimo a cui possiamo aspirare per il momento