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Pechino, luci e ombre della capitale del vaccino

Repubblica racconta l’incredibile organizzazione cinese: 200 centri solo a Pechino e massima adesione, ma il vaccino nazionale (la cui efficacia è del 79%) da solo non basta

La Cina sta dando l’ennesima prova di un’incredibile organizzazione, in questa fase iniziale della vaccinazione di massa contro il coronavirus. Repubblica ha raccontato come sta procedendo: hanno ricevuto il vaccino già 9 milioni di persone, comprese tra i 18 e i 59 anni. L’obiettivo a medio termine, scrive il quotidiano, è ancor più ambizioso.

L’obiettivo della Cina è vaccinare 50 milioni di cittadini prima del Capodanno lunare, il 12 febbraio, quando mezzo Paese torna al villaggio d’origine su treni e bus sovraffollati.

La sola capitale, Pechino, conta 200 centri di somministrazione. Il più grande è il Museo della Pianificazione Urbana di Chaoyang. Queste sono alcune dichiarazioni raccolte dalle persone che hanno ricevuto il vaccino.

Sto bene, ho il braccio un po’ arrossato. Ho aspettato circa un’ora, fra 14 giorni farò la seconda dose.

Non è obbligatorio, ma quasi tutti hanno deciso di farlo. Se non mi fidassi, non sarei venuta. Come posso non fidarmi del mio Paese?

Tuttavia, restano alcuni punti critici. Innanzitutto, per poter mantenere questi ritmi, ben presto la Cina dovrà rivolgersi anche a fornitori esteri per il vaccino, dal momento che la sola Sinopharm non riuscirà a soddisfare da sola la richiesta. Inoltre, l’efficacia di questo vaccino è del 79%, ben più bassa rispetto agli standard di Pfizer e Moderna.

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