ilNapolista

Repubblica: la lezione di Gattuso ai ragazzi disorientati dal confinamento fisico ed emozionale

Il commento di Enrico Currò. Erano parole di buon senso, ma a renderle eccezionali è stato il contesto, “quella fiera dell’ovvietà, spesso spacciata per verità rivelata, che è ormai il dopo partita””.

Repubblica: la lezione di Gattuso ai ragazzi disorientati dal confinamento fisico ed emozionale

Su La Repubblica, Enrico Currò commenta le parole di Rino Gattuso nel post partita di Napoli-Torino. Il tecnico ha parlato della sua malattia, la miastenia, ed ha rivolto un appello ai ragazzi:

«Vedo doppio e mi è difficile stare in piedi. Passerà: devo accettarlo, c’è di peggio nella vita. Voglio dirlo a tutti i ragazzini che hanno paura, quando hanno un qualcosa di strano e non si vedono bene allo specchio: la vita è bella e bisogna affrontarla senza paura, senza nascondersi».

Un messaggio, scrive Currò, che

vale moltissimo per i ragazzi, disorientati dal confinamento fisico ed emozionale“.

Le sue parole, continua,

“erano in fondo parole di buon senso. A renderle eccezionali è stato il contesto: quella fiera dell’ovvietà, spesso spacciata per verità rivelata, che è ormai il dopo partita””.

Currò definisce Gattuso un marziano.

Nel regno dell’ovvio sembra un marziano, soprattutto quando sconfina oltre spogliatoio: l’occhio sarà anche semichiuso o bendato, ma le parole fanno spesso aprire gli occhi”.

E ricorda le esternazioni del tecnico dopo la morte di Maradona, quando ricordò ai napoletani l’importanza di usare la mascherina, anche durante le celebrazioni per il Pibe de Oro. O quando, con il mondo in ginocchio per il virus, ha ricordato che gli attori del mondo del calcio sono dei privilegiati, mentre c’è chi non riesce a mettere un piatto in tavola.

Gattuso ha scardinato due luoghi comuni su di lui:

“Il primo è che le sue squadre debbano essere tutte “cuore e grinta”, in base alla falsa credenza dell’osmosi tra ruoli completamente diversi”.

Il secondo è “quello sull’impulsività irrefrenabile”.

E continua:

“Conoscerlo meglio sta aiutando i tifosi a capire l’eccezionalità della sua normalità. Che in realtà non è affatto nuova. Era già scritto tutto nella tesi di 81 pagine presentata a Coverciano nel 2014, incentrata sul passaggio alla panchina dal campo, che aveva dovuto abbandonare un po’ prima del previsto proprio per la malattia agli occhi. Il terzo capitolo è interamente dedicato alla comunicazione: «Il rapporto coi media deve essere gestito con intelligenza e rispetto reciproco: vanno accettati eventuali confronti anche nell’immediato dopo partita»”.

Currò conclude riprendendo uno stralcio dell’introduzione della tesi del tecnico, che definisce un inno al valore del lavoro:

“«Anche se sei stato un campione, da allenatore devi ripartire da capo, rimetterti in discussione, accettare il rischio, prepararti al massimo ogni giorno, studiare sempre, non lasciare mai nulla al caso». Una lezione da trasmettere ai ragazzi, al tempo della didattica a distanza“.

 

ilnapolista © riproduzione riservata