A Repubblica: «Ha detto di volermi chiedere scusa. Gli ho detto vai a cagare, non parlo con un razzista. Deve ammettere di avere pronunciato quella frase. Non accetto di passare per bugiardo».

Si è sentito rivolgere l’espressione “la rivolta degli schiavi” da un giocatore del Pisa. Un’espressione razzista che però non è stata registrata dagli arbitri in campo e che non ha scaturito alcuna sanzione. Il calciatore nigeriano del Chievo Verona, Joel Obi, non ci sta. Oggi sarà ascoltato in videoconferenza dalla Procura federale, che ha aperto un’inchiesta. A Repubblica racconta cosa è accaduto e anche perché non ha chiesto all’arbitro di fermare la gara.
«A mente fredda, credo che sarebbe stato giusto perché è successa una cosa gravissima, infamante. Ma sul momento volevo dimostrarmi più forte, non dargli soddisfazione. Volevo dimostrare di valere più di quella frase».
Obi non si spiega come mai nessuno abbia sentito quelle parole.
«L’assistente era a un passo e l’arbitro davanti: non me lo spiego. Nella nostra panchina hanno sentito tutti, quella del Pisa era più lontana. Non voglio far polemica: ma come fanno a dire di non aver sentito?».
Il calciatore del Pisa che ha usato l’espressione razzista è Michele Marconi. Il Verona sostiene che Marconi nega di aver proferito quella frase, ma Obi racconta:
«Qualche mio compagno lo conosce, sono andati a chiedergli, lui ha risposto che non si era riferito a me ma a tutto il Chievo. Insomma, la frase l’ha confermata. Poi ha detto di volermi spiegare, di volermi chiedere scusa. Gli ho detto vai a cagare, non parlo con un razzista».
E continua parlando del comunicato emesso dal Pisa.
«Quello è ancora peggio della frase razzista, perché adesso vorrebbero farmi passare per bugiardo. E questo non lo accetto».
Non crede che l’Italia sia razzista, ma certo, di razzisti ce ne sono anche nel nostro Paese.
«Sinceramente no, ma i razzisti esistono. Mi amareggia dirlo. C’è tutto un mondo che si sforza di cambiare e si batte per l’uguaglianza, il rispetto e la pari dignità, e poi guarda che roba. Abbiamo figli, tanti ragazzini ci guardano e ci considerano degli idoli, dei modelli. Noi atleti dovremmo dare l’esempio, dovremmo essere la parte migliore. Purtroppo non sempre è così».
E’ «vergognoso, inaccettabile» che si verifichino cose del genere. Ora Obi non vuole le scuse di Marconi, ma la verità.
«Posso accettare soltanto che dica la verità, che poi si scusi o non si scusi non conta. Si va avanti e la vita continua, ma lui deve ammettere di avere pronunciato quella frase. Ha sbagliato, lo riconosca. Mi basta».