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La rivoluzione sado-comunista del barbudo Gattuso è in una fase di stagnazione

Come Fidel aveva il Che, Gattuso ha Insigne. Ha scoperto il punto G della squadra: la sofferenza. Ma i risultati latitano, non gli resta che la svolta brzneviana

La rivoluzione sado-comunista del barbudo Gattuso è in una fase di stagnazione
Il compagno Zdanov

Sala della Purezza e della Napoletanità (ex bagno e antibagno del Chiattone a Castel Volturno). Premessa: si approssima il centenario della nascita del Pcd’I poi Pci a Livorno (21 gennaio 2021) ed è giunta l’ora di proclamare la dottrina rivoluzionaria del guerrigliero Gennaro Gattuso detto Rino. Il compagno Zdanov intende ristabilire l’assoluta verità sul comandante barbudo per rispondere anche alle provocazioni reazionarie del maestro Carratelli due mesi orsono, il due novembre. Ma, è noto, le riflessioni dei comunisti sono senza scadenze.

1) Per una sistematizzazione della teoria e della prassi del compagno Gattuso è necessario riconoscerlo come legittimo successore dell’Unione delle Repubbliche socialiste e sarrite (Urss) dopo il golpe monarchico di Re Carlo Ancelotti, vetusto tecnico arrivato a Napoli per mangiare pizze e panzarotti e cercare di piazzare il figliolo. La prima virtù rivoluzionaria del compagno Gattuso è quella di avere la barba in onore del movimento di liberazione che conquistò Cuba: i barbudos di Fidel e del Che. Se la lasciarono crescere fino a che non fosse stato cacciato il dittatore, e anche dopo a dire il vero. Adesso tocca a Mister Ringhio avere il barbone fino alla sospirata conquista del Palazzo. Nell’attesa ricordiamo che la barba più lunga della storia fu di un contadino norvegese: cinque metri e trentatré centimetri.

2) Nella fase iniziale della sua rivoluzione, il compagno Gattuso ha issato la bandiera sarrita del quattro tre tre e soprattutto ha ripristinato il glorioso simbolo falce e mattonella del Capitano Lorenzo, infranto a suo tempo dal golpista Re Carlo. Il compagno Insigne, barbudo anch’egli, è la punta di diamante della guerriglia rivoluzionaria. Come Fidel aveva il Che, Gattuso ha Insigne, che però al posto dei diari della motocicletta scriverà i diari della Lamborghini Huracan Evo.

3) Purtroppo l’eredità quattrotretreista non ha dato i frutti sperati e il compagno Gattuso ha innovato la dottrina rivoluzionaria con i metodi del marchese de Sade, che sfidò il potere con il piacere della sofferenza. Così Mister Ringhio ha impugnato il Gattuso a nove code e fustigato i compagni giocatori. In questo modo, sfruttando le evoluzioni della liberazione sessuale del Sessantotto, il compagno Gattuso ha scoperto il punto G della squadra: la sofferenza. Testimone dell’avanguardia sado-comunista è il Capitano in persona: “Io ad Ancelotti dicevo sempre che noi avevamo bisogno di essere messi sotto pressione, anche bacchettati se era il caso”. Ma Re Carlo niente. Invece con Gattuso si sono divertiti: bacchettate, frustate a sangue, mazzate da cecati, capate in bocca, calci in culo. Un orgasmo continuo.

4) Anche in questo caso, purtroppo, l’effetto sado-comunista non ha reso appieno le enormi potenzialità della rosa del Napoli più forte di sempre (Insigne dixit). A questo punto l’indomito compagno Gattuso ha attinto alla prassi rivoluzionaria del compagno Pol Pot e ha annunciato lo sterminio delle élite intellettuali: “Non voglio vedere professorini in campo”. Ma neanche l’epurazione ha funzionato.

5) A un anno esatto dalla successione legittima del compagno Gattuso nell’Urss, la rivoluzione vive una fase di grave stagnazione e Mister Ringhio per sopravvivere ha realisticamente aderito all’ortodossia sovietica del compagno Breznev, ultima fase gloriosa della madrepatria comunista prima dell’inganno riformista di Gorbaciov. Sull’esempio di Breznev e di tutto il Politburo, il compagno Gattuso ha deciso, come primo atto conservativo, l’imbalsamazione del compagno Mertens-Cernenko in campo. L’intero attacco girerà intorno al Mausoleo del più grande cannoniere azzurro di tutti i tempi. Indi sarà richiamato da Firenze il compagno Callejon per ritrovare di nuovo il tridente. Ché dopo l’immobilismo non resta che la nostalgia del passato.

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